Scuola: presidi in pensione a 64 anni, docenti a 67. Quando la legge discrimina

I presidi possono andare in pensione a 64 anni, mentre gli insegnati devono attendere tempi più lunghi. Cosa c’è alla base di questa discriminante
2 anni fa
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Andare in pensione in Italia è diventato sempre più complesso. Il sistema è iniquo e ingiusto sotto molti aspetti, come anche ravvisato dagli esperti di previdenza e dal Parlamento stesso. Servirebbe veramente una riforma che desse equità e giustizia.

Fatta eccezione per Quota 102, nel nostro ordinamento pensionistico, ad esempio, c’è la possibilità di andare in pensione a 64 anni. Il diritto, però, è riservato solo a coloro che non presentano versamenti prima del 1996 e che hanno un montante contributivo elevato. Cioè guadagnano tanto.

Chi può andare in pensione a 64 anni

Più precisamente, non basta raggiungere i 64 anni di età per andare in pensione.

Occorre avere alle spalle almeno 20 anni di contributivi (soglia minima) e, soprattutto, maturare una rendita lorda, al momento della domanda di pensione, di almeno 1.310,71 euro al mese.

Un paletto non di poco conto che discrimina sul piano sociale, se si pensa che oggi possono accedere alla pensione a 64 anni coloro che hanno versato molti contributi. E, quindi, guadagnano molto di più rispetto alla generalità dei lavoratori poiché bisogna aver accumulato un monte contributivo superiore alla media per raggiungere la soglia minima.

Detta soglia non deve essere inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale (468,11 euro). Cifra che, a conti fatti, premia solo chi durante la carriera lavorativa può versare molti contributi ai fini della pensione.

Presidi fuori a 64 anni, docenti a 67

Chi quindi realmente può andare in pensione a 64 anni con queste regole? Un esempio pratico è quello degli insegnanti e dei dirigenti della scuola. La differenza di retribuzione fra le due categorie di lavoratori che appartengono allo stesso ambito lavorativo è ampia. In media un preside guadagna dai 70 ai 100 mila euro all’anno, contro i 30-34 mila di un docente.

Una differenza che ha delle pesanti ricadute sul diritto alla pensione: più probabile a 64 anni per i presidi, ma impossibile per gli insegnati che devono attendere i requisiti per la vecchiaia.

Di fatto, quindi, una ingiustizia e una discriminante, soprattutto trattandosi di dipendenti pubblici che fanno lo stesso mestiere, benché in ruoli diversi. E così anche in altri contesti lavorativi pubblici e privati.

A conti fatti, serve un monte contributivo minimo di circa 340.000 euro per andare in pensione a 64 anni. E considerate le aliquote contributive medie, salta fuori che occorre aver guadagnato almeno 40.000 euro all’anno negli ultimi 26 anni per maturare il diritto. Impossibile per i docenti, più semplice per i dirigenti scolastici.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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