Il ddl Semplificazioni conterrà misure importanti anche per le scuole paritarie. E le novità si annunciano “rivoluzionarie”, seppure di buon senso e attese da molti anni. Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, intende contrastare i cosiddetti “diplomifici”. Se ne parla da tanto tempo e finalmente la svolta starebbe per arrivare. Ma vediamo di cosa si tratta. In Italia ci sono più di 12 mila scuole non statali, che nel complesso risultano frequentate da oltre 850 mila tra alunni e studenti. Questi incidono per poco più del 10% del totale, ma nelle scuole per l’infanzia pesano per oltre un terzo.
Non più di due anni in uno nelle scuole paritarie
Prima di spiegare nei dettagli le misure del decreto, dobbiamo premettere che le scuole paritarie non solo non vanno criminalizzate; anzi, esse consentono di mettere in pratica quella libertà educativa garantita dalla stessa Costituzione. Semmai, è la pratica deprecabile dei diplomifici che va contrastata senza quartiere. Di cosa parliamo? Le famiglie spesso pagano un istituto non per istruire il figlio, bensì per fargli ottenere un diploma facile.
Ed ecco che nel prossimo futuro tutto questo risulterà molto più difficile. Per prima cosa, non si potranno più frequentare più di due anni in uno. Ad oggi sono consentiti anche quattro anni in uno. A meno di credere che siamo in presenza di geni incompresi, questo iter accelerato non cela altro che il baratto “soldi per un diploma subito”. In moltissimi casi, si tratta di studenti che hanno frequentato senza profitto un istituto statale e si rivolgono alle scuole paritarie più disinvolte per prendere il “non sudato” titolo. Nel caso di esame di idoneità riferito a due anni di corso, il presidente della commissione di esame deve essere esterno.
Più controlli per rilevare le presenze in classe
Non è l’unica novità prevista nel Ddl Semplificazioni. Le quinte classi “collaterali” saranno consentite fino a un massimo di una per indirizzo e dietro motivazione specifica e conseguente autorizzazione. In assenza di quest’ultima, non sarà possibile procedere alla creazione di quinte classi con l’apposito compito di consentire agli studenti di frequentare solo l’ultimo anno in vista del conseguimento del diploma. Molte scuole paritarie, effettivamente, sono un semplice ammasso di quinte classi senza percorsi di studio reali.
Infine, l’obbligatorietà del registro elettronico. Non sarà più consentito l’uso del registro cartaceo. Le presenze dei frequentanti dovranno essere rilevate sin dalla mattina. Ad oggi risulta possibile rilevarle anche solo alla fine della giornata, senza che si abbia certezza della presenza nelle ore precedenti. E quando i controlli sono meno probabili.
Più difficili e costosi i diplomifici con la riforma
I diplomifici non scompariranno dopo questa riforma, ma certamente costerà molto più caro e sarà più rischioso imbrogliare per genitori, studenti e scuole paritarie. E bisogna dirlo: era ora che si andasse in questa direzione. E’ uno scandalo sotto il sole che migliaia di istituti senza arte e né parte consentano a studenti sprovvisti della minima istruzione e frequenza di ottenere un titolo di studio semplicemente pagandolo. Una ingiustizia per quanti, giustamente, se lo debbano sudare.
Le scuole paritarie in Italia, a causa di questo malcostume diffuso e specie in alcune aree d’Italia, non sono sempre sinonimo di eccellenza. Basti guardare i numeri per capire. In media, una scuola non statale è frequentata da meno di 70 studenti.
Valore legale del titolo di studio è il problema
Prima di tutto, però, dovremmo chiederci perché esistano i diplomifici. Quale è il motivo che spinge un genitore a “comprare” un titolo di studio al figlio? Oltre a volergli garantire probabilmente una maggiore rispettabilità sociale, c’è di più. Il titolo di studio ha validità legale, consente tra l’altro di partecipare ad un concorso pubblico. Se un figlio non riesce a conquistarselo spremendosi le meningi, in fondo vale la pena regalarglielo per consentirgli di andare avanti nella vita.
Questa è una peculiarità italiana a cui prima o poi dovremo rimediare. Scuole paritarie o statali, diplomifici o meno, il nocciolo della questione sta tutto qui: contano i titoli di studio, non i risultati conseguiti in sé. Pensate un attimo cosa accadrebbe se abolissimo il valore legale di un diploma o della laurea. Tutti parteciperemmo “ad armi pari” ad un concorso, perché saremmo valutati solo in base agli esami svolti. Non ci sarebbe più alcun punteggio legato alla votazione riportata alla fine di un ciclo e al livello degli studi. Finalmente, la scuola verrebbe percepita dalle famiglie per quello che è: un momento di formazione e crescita, non un passaggio necessario per avere punteggio.
Scuole paritarie non uniche sleali
Dovremo passare dalla mentalità del titolo a quella della conoscenza e del saper fare. Le scuole paritarie non sono le uniche a svendere il valore della formazione. Accade nelle stesse scuole statali, dove esiste ormai un senso di rassegnazione generalizzato per cui i genitori pretendono solamente che i figli ottengano buoni voti, che studino o meno. E gli insegnanti perdono ogni stimolo ad opporsi alle aspettative infondate delle famiglie, malpagati e screditati come categoria. Spesso, bisogna ammetterlo, non preparati come dovrebbero essere.