Se chiudo la partita IVA mi rientra qualche soldo?

La chiusura della patita IVA può comportare dei costi, ma anche occasione per far rientrare qualche soldo investito
2 anni fa
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partita iva
Foto © Pixabay

Chi decide di cessare la propria attività imprenditoriale o professionale deve provvedere alla chiusura della partita IVA.

Chiudere la partita IVA non sempre, tuttavia, comporta un costo. Inoltre l’unica cosa, in termini monetari, che può rientrare, oltre all’eventuale saldo a credito risultante dall’ultima Dichiarazione annuale IVA presentata, è il denaro ricavato dalla vendita dei beni utilizzati nell’attività.

Si pensi, ad esempio, alla chiusura di un bar. Il titolare, può decidere di vendere il bancone, il frigorifero e le altre attrezzature presenti.

La chiusura partita IVA all’Agenzia Entrate

Come anticipato, abbassare per sempre la saracinesca implica che bisogna comunicare questa scelta al fisco (Agenzia delle Entrate).

La comunicazione della chiusura partita IVA deve essere fatta entro 30 giorni dalla cessazione dell’attività. Questo adempimento di per se non comporta alcun costo (se non quello chiesto dal commercialista per il servizio reso). La comunicazione è da farsi con modello AA9/12 (lo stesso utilizzato per l’apertura).

L’invio può avvenire con una delle seguenti modalità:

  • in duplice esemplare direttamente (o tramite persona delegata) a un qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle Entrate
  • in unico esemplare a mezzo servizio postale, mediante raccomandata, allegando copia fotostatica di un documento di identificazione del dichiarante, da inviare a un qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle Entrate. Le dichiarazioni si considerano presentate nel giorno in cui risultano spedite
  • in via telematica direttamente dal contribuente o tramite i soggetti incaricati della trasmissione telematica. Le dichiarazioni si considerano presentate nel giorno in cui si conclude la ricezione dei dati da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Nel modello deve essere indicato il codice ATECO dell’attività economica che si intende chiudere.

La chiusura al registro imprese e la chiusura d’ufficio

Per chi è iscritto anche al registro imprese, la chiusura della propria posizione deve essere fatta con ComUnica. Ossia, una comunicazione telematica con cui si chiude (in unica volta) la posizione IVA (all’Agenzia Entrate), quella al registro imprese e quella previdenziale (all’INPS).

La pratica comporta un costo di:

  • 90 euro per dritti di segreteria
  • 30 euro per i modelli UL e SS telematici.

C’è poi da considerare il caso in cui l’Agenzia delle Entrate provvede d’ufficio alla chiusura della partita IVA inattiva per tre anni consecutivi. Ossia, quando per tre anni di seguito il contribuente non effettua alcuna operazione con la partita IVA (acquisti e vendite).

In pratica laddove il fisco verifichi che il contribuente non movimenta la partita IVA per tre anni consecutivi, invia una comunicazione con cui lo informa della chiusura d’ufficio. Il contribuente poi ha 60 giorni di tempo per dimostrare che la partita IVA, invece, è ancora attiva. Trascorsi i 60 giorni, se non fa quanto detto, l’Agenzia delle Entrate in automatico chiude la partita IVA. Nessuna sanzione è dovuta.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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