Sull’innalzamento delle pensioni minime a 570 euro dal 2023 è ancora tutto in fase di discussione parlamentare. Il Governo ha approvato una rivalutazione straordinaria per i trattamenti minimi, ma l’ultima parola spetta al Parlamento.
Il Governo sta valutando diverse opzioni dopo che la Lega ha sollevato dubbi sulla sostenibilità finanziaria del progetto. Mentre Forza Italia spinge per portare le pensioni minime addirittura a 600 euro al mese per arrivare all’obiettivo di 1.000 a fine legislatura.
Pensioni minime, rivalutazione extra dal 2023
Come noto, la perequazione automatica prevede dal prossimo anno un incremento degli assegni del 7,3% per adeguare le pensioni all’inflazione.
Attualmente la legge prevede che le pensioni siano rivalutate al 100% solo fino a 4 volte l’importo del trattamento minimo. Da 4 a 5 volte la perequazione automatica non è piena e scende al 90%. Mentre sopra le 5 volte, la rivalutazione scende al 75%.
In base al nuovo schema di rivalutazione pensioni, dal 2023 si dovrebbe partire da sei fasce di così preconfezionate:
- 100% fino a 4 volte il trattamento minimo
- 80% da 4 a 5 volte il trattamento minimo
- 55% da 5 a 6 volte il trattamento minimo
- 50% da 6 a 8 volte il trattamento minimo
- 40% da 8 a 10 volte il trattamento minimo
- 35% oltre le 10 volte il trattamento minimo
Sulle pensioni minime il Governo ha però detto di voler procedere a una rivalutazione extra pari al 120%. Quindi l’importo salirebbe da 525 a 570 euro circa al mese.
Incrementi fino solo per gli over 75?
Le intenzioni sono buone, ma come fa notare il sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon, il problema sono le risorse. L’importo delle pensioni fino a 525 euro al mese sono circa 4 milioni, il 25% del totale. Un intervento del genere costerebbe allo Stato circa 2,5 miliardi all’anno. Troppo.
Ecco quindi spuntare l’idea di incrementare solo le pensioni minime degli over 75 per ridurre la platea dei beneficiari.
Anche perché alzando il trattamento minimo si dovranno incrementare per forza di cose anche le altre pensioni in base alle fasce di cui sopra. I conti andrebbero quindi fuori giri rispetto a quanto preventivato dal governo.
Ovviamente riconoscendo l’incremento solo agli over 75 le risorse economiche sarebbero redistribuite a vantaggio di una platea più ristretta di pensionati beneficiari del trattamento minimo. Senza rischiare di dover finanziare eccessivamente chi prende pensioni più alte.
Tutta una questione di conti, insomma, che il Governo sta rapidamente valutando in sede di Consiglio dei Ministri dopo aver sentito anche le parti sociali e le commissioni bilancio di Camera e Senato.