Se non ricordi il numero di Partita IVA puoi usare il codice fiscale?

In quali casi Partita Iva e codice fiscale coincidono? Le differenze tra le due identificazioni esistono ma anche dei punti di contatto.
1 anno fa
2 minuti di lettura
Codice fiscale Partita Iva
Foto © Licenze Creative Commons

Lavorare in autonomia significa disporre di strumenti adeguati a garantirsi una regolarità contributiva anche in assenza di un’adeguata busta paga. La Partita Iva, in questo senso, rappresenta lo strumento prediletto.

La prima caratteristica di base della Partita Iva è la sua natura di codice univoco, allo stesso modo di quanto avviene per il codice fiscale. Entrambi, infatti, vanno a identificare l’attività svolta (sia essa professionale o di impresa) sul piano fiscale e giuridico. Basti pensare che, per quel che riguarda le società di capitali, tali codici sono coincidenti.

Diverso il discorso per le imprese individuali, per le quali Partita Iva e codice fiscale costituiscono due autenticazioni distinte. Di fatto, entrambi permettono comunque l’identificazione di un soggetto, in modo univoco e specifico, essendo peculiari per ogni persona fisica o società. La possibilità, sia pur parziale, di una coincidenza tra i due codici, tuttavia, ha generato nel tempo un equivoco di fondo, specie al momento dell’emissione di una fattura.

Anche l’emissione dei codici da parte del medesimo ente (l’Agenzia delle Entrate) porta spesso a genera una tendenza alla loro sovrapposizione. In realtà, la loro funzione non solo può differire ma addirittura avere finalità diverse che, di fatto, rendono la loro potenziale coincidenza alla stregua di un mero fattore occasionale. Pur restando l’obiettivo dell’identificazione univoca del soggetto, qualunque sia la sua natura, Partita Iva e codice fiscale svolgono sostanzialmente due tipologie differenti di inquadramento. La prima, ad esempio, agisce prevalentemente sul piano fiscale.

Partita Iva: cos’è e come si compone

Le differenze sono nell’impostazione stessa dei due codici. La Partita Iva, ad esempio, identifica unicamente un’attività di impresa o del tutto autonoma collegata strettamente al reddito di chi la avvia. Il codice generato, infatti, è riferibile unicamente al piano lavorativo, occupazionale o comunque connesso a un reddito generato.

Per questo il principale piano di intervento delle Partita Iva è quello fiscale: attraverso il codice identificativo – valido per richiedere bonus e agevolazioni – è possibile tracciare le operazioni effettuate dal titolare, soprattutto quelle rilevanti per la regolarità con il Fisco. In primis, chiaramente, la fatturazione elettronica, ormai obbligatoria anche per i regimi più agevolati (come quello forfettario). Il codice, composto da undici cifre, identifica giuridicamente il contribuente che ne è titolare. I primi sette numeri fanno riferimento alla matricola, i successivi tre alla localizzazione dell’attività, l’ultimo unicamente al controllo.

Codice fiscale: quando ha lo stesso valore della Partita Iva

Il codice fiscale, di per sé, svolge una funzione unicamente di identificazione. E questo senza perseguire scopi fiscali, nonostante l’ente che lo emette sia sempre l’Agenzia delle Entrate. La sua funzione è legata unicamente all’inquadramento giuridico (anche nel caso faccia riferimento a un’attività) di una persona. Con una leggera variazione tra il codice attribuito alle persone fisiche e quello relativo alle aziende. L’unica ragione di coincidenza è legata al natura dell’attività di impresa. Saranno infatti identici, codice fiscale e Partita Iva, nel caso l’attribuzione riguardi società di persone o di capitali. Discorso diverso, invece, per le società di persone o per quelle attività che hanno trasferito il proprio domicilio fiscale, per le quali i due codici svolgeranno funzioni separate.

Riassumendo

Lascia un commento

Your email address will not be published.

conto corrente estero
Articolo precedente

Conto corrente all’estero, quando deve essere dichiarato: rischio sanzioni

Mercato tutelato chi può ancora passare
Articolo seguente

Bollette luce e gas, fine del Mercato Tutelato: meglio il STG o il Mercato Libero?