Le pensioni sono un argomento complesso e delicato. Ad esempio, la pensione anticipata è il sogno di ogni lavoratore, ma una volta maturato il diritto, i dubbi sono sempre tanti. Due sono le domande che solitamente interessano di più i lavoratori quando si parla di pensioni:
- Quando potrò andare in pensione?
- Quanto prenderò di pensione?
Entrambe le domande sono lecite, ma soprattutto la seconda è di fondamentale importanza, specialmente per chi pensa di rimandare la pensione nonostante abbia già maturato i requisiti.
“Buonasera, volevo capire se rischio rimandando la pensione, nonostante a novembre completerò i 42,10 anni di contributi. Parlo di pensione anticipata, naturalmente. Credo che il diritto alla pensione non me lo possa togliere nessuno. Tuttavia, mi preoccupa il calcolo del trattamento, temendo che l’anno prossimo cambino le regole e mi penalizzino, magari modificando i coefficienti di trasformazione, che se non erro, sono validi solo per il 2023 e il 2024 e quindi potrebbero cambiare in peggio nel biennio 2024-2025. Dal momento che devo aspettare 3 mesi di finestra, stavo pensando che forse è meglio lavorare fino a gennaio o febbraio.”
Se rimando la pensione anticipata al 2025 cosa succede?
Il lettore, pur senza dirlo esplicitamente, fa riferimento alla cristallizzazione del diritto alla pensione. Tuttavia, la cristallizzazione non riguarda il coefficiente di trasformazione adottato per il calcolo della pensione, poiché questo varia in base all’età di uscita. Quindi, uscire nel 2024 è diverso rispetto a farlo nel 2025. I coefficienti usati saranno quelli validi per il biennio 2025-2026 se, come sembra, il nostro lettore intende posticipare l’uscita.
Aspettare la pensione: quando conviene e i rischi che si corrono
La soluzione che il lettore dice di voler adottare è legittima e può essere favorevole. Anche se dovrà attendere tre mesi di finestra, potrà passare questi tre mesi lavorando, aggiungendo ulteriori contributi che incrementeranno il suo montante contributivo e quindi la sua pensione.
Inoltre, posticipando l’uscita, dovrebbe ottenere un coefficiente di trasformazione più favorevole, poiché più alta è l’età di uscita, migliore è il coefficiente che trasforma il montante in pensione. Le paure dei lavoratori, costantemente preoccupati dal ritorno della Fornero, dalle penalizzazioni e dai tagli, sono comprensibili. Tuttavia, per quanto riguarda il calcolo, a prescindere dalla cristallizzazione, nulla cambia per chi ha maturato il diritto alla pensione già nel 2024.
Un esempio è quanto accaduto con la quota 103, che è stata rinnovata nel 2024 anziché cessare il 31 dicembre 2023. Nel passaggio da una quota 103 all’altra, è stato modificato il sistema di calcolo, che da misto (retributivo e contributivo) è diventato contributivo, ma solo per chi ha completato 62 anni di età e 41 anni di contributi nel 2024. Chi ha raggiunto i requisiti nel 2023 segue le stesse regole valide in quell’anno.
Il calcolo della pensione anticipata si cristallizza?
Per quanto riguarda i coefficienti, è evidente che uscire a un’età più alta favorisce il lavoratore, poiché anche solo qualche mese in più di attesa fa salire il coefficiente usato. Tuttavia, il vantaggio potrebbe essere meno significativo se i coefficienti dovessero cambiare in peggio. Infatti, questi coefficienti sono aggiornati biennalmente in base all’aspettativa di vita. Più si abbassa la vita media della popolazione, più si alzano i coefficienti e quindi meglio sono calcolate le pensioni.
Dopo la pandemia, la vita media della popolazione è diminuita e quindi i coefficienti per il biennio 2023-2024 sono aumentati. Tuttavia, nel 2025, poiché la vita media è risalita, è probabile una variazione negativa dei coefficienti. Questo potrebbe ridurre solo leggermente l’utile sull’importo della pensione per chi ha rimandato l’uscita avendo già maturato i requisiti.