Se rimando la pensione oltre i 67 anni cosa perdo e cosa guadagno?

Si può rimandare la pensione oltre i 67 anni di età, ma questa scelta cosa comporta? ecco i pro e i contro.
1 mese fa
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Foto © Investireoggi

Anche se 67 anni di età è considerata l’età pensionabile per i lavoratori ciò non vuol dire che a 67 anni di età uno lavoratore debba per forza di cose mettersi a riposo. Infatti è vero che a 67 anni di età è fissata quella che viene considerata l’età pensionabile vigente. Significa che i lavoratori possono uscire dal lavoro una volta completata questa età ed una volta raggiunti i 20 anni di contributi versati. Ma rimanere in servizio ancora un po’ non fa perdere nulla al pensionato.

Anzi permette, con la scelta più opportuna, di prendere una pensione più alta o in alcuni casi senza rimetterci mesi di trattamento. Il dubbio di tanti è proprio questo. C’è chi per esempio calcola che rimandano l’uscita si perdono mesi di pensione. Altri invece credono che perdendo un treno del pensionamento si rischiano penalizzazioni di assegno. O ancora di più, si rischia di dover posticipare di molto il pensionamento.

Rimandare la pensione conviene? Ecco i dubbi che si possono avere

Per esempio un nostro lettore si trova esattamente in questa particolare situazione e adesso capiremo le conseguenze a cui va incontro rimandando il pensionamento di qualche tempo. Perché questa è la via che vorrebbe intraprendere ma su cui ha dei dubbi.

“Buongiorno, mi chiamo Paolo e sono un lavoratore che a febbraio 2025 farà 67 anni di età. Oggi ho 27 anni di contributi versati e quindi dovrei poter andare in pensione l’anno prossimo. Negli ultimi tre anni di carriera sto lavorando per mio genero nella sua attività artigianale che poi è il lavoro che ho sempre svolto io cioè il falegname. Per colpa di alcune commesse che ha preso ne avrà almeno fino a giugno del 2025. Proprio alla luce di questo extra lavoro che mio il marito di mia figlia dovrà affrontare, vorrei restare in servizio alle sue dipendenze almeno per qualche altro mese in modo tale da non costringerlo ad assumere subito un altro dipendente anche perché non è detto che l’extra lavoro enorme di questi tempi continui anche oltre.

Mi chiedevo, ed è per questo che vi scrivo, se rimando la pensione, cioè se resto in servizio oltre i 67 anni di età cosa succede?”

Se rimando la pensione oltre i 67 anni cosa perdo e cosa guadagno?

Nulla vieta ad un lavoratore, anche se raggiunge i 67 anni di età, di restare al lavoro ulteriormente. Naturalmente restare al lavoro anche se sono stati raggiunti i 67 anni di età produce due benefici molto importanti sulla pensione. Prima di tutto il beneficio è quello della maggiore contribuzione versata dal momento che restando in servizio l’interessato continuerà a versare i contributi. Quindi andrà ad aumentare il suo montante contributivo ricevendo, quando deciderà di lasciare il lavoro, una pensione più alta. Oltretutto uscire più tardi permette allo stesso contribuente di ottenere un calcolo della pensione migliore perché sono milioni i coefficienti di trasformazione. Come tutti sanno questi coefficienti sono tanto più favorevoli al pensionato quanto più elevata è l’età di uscita dal mondo del lavoro. Quindi chi esce a 67 anni di età esatti prenderà una pensione a parità di contributi versati, inferiore a chi invece per esempio lo fa a 68 anni.

Deve essere l’interessato a operare la scelta tra la decorrenza anticipata o il trattamento più alto

Va detto inoltre che il lavoratore che compie 67 anni di età, anche se presenta la domanda di pensione qualche mese dopo aver compiuto 67 anni può, in sede di compilazione del formulario di richiesta, andare a chiedere la decorrenza posticipata del trattamento. In altri termini, dal momento che la pensione di vecchiaia decorre dal primo giorno del mese successivo a quello del raggiungimento dei requisiti, l’interessato può chiedere che la pensione decorra proprio da quella data.

Prendendo arretrati per i mesi precedenti naturalmente. La scelta la deve operare l’interessato quando è il momento di andare in pensione. In questo caso però è evidente che venga meno il miglior calcolo del trattamento perché il coefficiente usato per la trasformazione del montante contributivo in pensione, è quello dei 67 anni anche uscendo dopo. In parole povere la scelta è tra una decorrenza anticipata con arretrati e una pensione senza arretrati ma più elevata per i mesi futuri.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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