Il tema delle pensioni resta caldo in vista dell’esaurimento di Quota 102 a fine anno. In assenza di interventi legislativi, il ritorno integrale alle regole Fornero sarà inevitabile dal 2023.
E le probabilità che ciò si possa evitare sono al momento molto basse. Anche perché la rivalutazione delle pensioni assorbirà molte risorse e resta poco spazio per sostenere una concreta riforma pensioni. A meno che non arriverà uno scostamento di bilancio con conseguenze e ricadute pesanti sul debito pubblico.
La riforma pensioni secondo Calenda
Sul punto è intervenuto di recente Carlo Calenda, leader di Azione, con una proposta di revisione dell’attuale legge sulle pensioni anticipate.
“La nostra proposta sulle pensioni – dice Calenda – si esaurisce nella richiesta del ritorno della legge Fornero, con un rafforzamento delle categorie previste per i lavori usuranti, altro non si può fare. Perché dal 2045 il nostro sistema pensionistico sarà in equilibrio, ma con pensioni bassissime per tutti”.
Un messaggio che lascia intendere che non è possibile stravolgere l’architettura del sistema pensionistico della Fornero. Ma che si possono migliorare alcuni aspetti a tutela delle persone più fragili e soggette a usura lavorativa.
Niente Quota 41, dunque, ma nemmeno pensioni anticipate a partire dai 62 anni benché con penalizzazione come vorrebbero i sindacati. Tutto avrebbe un costo insostenibile. Tant’è che da Bruxelles sono già arrivati chiari avvertimenti in questo senso.
Più tutele per i lavoratori usuranti e gravosi
Cosa fare allora? In questo contesto di scarsa disponibilità di risorse finanziarie, Calenda ha dichiarato all’Ansa che quello che si potrebbe fare è agire sulla flessibilità in uscita per i lavori usuranti e gravosi. Una strada già intrapresa lo scorso anno quando è stata stilata una nuova lista di categorie da parte della Commissione governativa guidata da Cesare Damiano.
Quindi, si potrebbe consentire a molti altri lavoratori, finora esclusi e re-inseriti nella lista, di poter beneficiare dell’anticipo pensionistico previsto con le regole di Ape Sociale. Vale a dire la pensione anticipata a 63 anni con almeno 36 di contributi.
Come agli insegnanti delle scuole superiori o ai taxisti, ai cuochi, ai camerieri, agli autisti, ecc. che quotidianamente svolgono lavori che per loro natura sono soggetti a usura. Al pari di tanti altri già riconosciuti dalla legge.
Una tesi, quella di Calenda, volta a a difendere le categorie più deboli. Posto anche che l’importo delle pensioni tenderà sempre più verso il basso col passare degli anni, come confermato dall’Inps nell’Osservatorio sulle pensioni.