Si chiama Theodoris Iakovidis, ha 30 anni ed è un sollevatore pesi greco. O meglio dire, lo era. Perché qualche giorno fa, dopo avere mancato l’accesso alla finale ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020, ha annunciato in diretta TV il suo ritiro tra le lacrime. Una storia apparentemente simile a quella di moltissimi altri colleghi del resto del mondo. Invece, nelle sue parole si cela l’amara verità delle condizioni in Grecia.
Con la voce rotta dal pianto, ha raccontato le motivazioni dietro alla sua scelta.
Un disagio quello di Iakovidis, che è lo stesso patito da gran parte del popolo greco. Le statistiche ci dicono che sarebbero 3 milioni le persone a rischio povertà su una popolazione di 11 milioni di abitanti. Alle mense dei poveri nell’area metropolitana di Atene sono quasi 40.000 le persone quotidianamente sfamate. Prima della crisi iniziata nel 2008, ammontavano solamente a 11.000.
Le condizioni in Grecia a 13 anni dalla crisi del 2008
Formalmente, la Grecia non è più una sorvegliata speciale sui mercati e presso le cancellerie europee. Covid a parte, l’economia ha ripreso a crescere e la disoccupazione a scendere. Il governo ha centrato l’obiettivo dei conti pubblici in ordine e possiede oggi tanta liquidità a sufficienza per rassicurare gli investitori circa i pagamenti sui debiti in scadenza nei prossimi anni. Siamo al punto che i bond sovrani rendano meno di quelli italiani. Ma la macroeconomia non sempre si concilia immediatamente con le condizioni effettive dei cittadini.
Del resto, gli stessi dati macro ci raccontano che prima del Covid il PIL ellenico fosse di un quarto più basso rispetto al 2007.