Ecco perché il secondo collocamento delle azioni Poste Italiane slitta di qualche settimana

Il collocamento del 14% delle azioni di Poste Italiane slitta probabilmente a novembre. Il titolo s'impenna in borsa. Ecco cosa succede.
2 mesi fa
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Azioni Poste Italiane, collocamento slitta a novembre
Azioni Poste Italiane, collocamento slitta a novembre © Licenza Creative Commons

Non è tecnicamente possibile parlare di “slittamento”, perché ufficialmente una data per il collocamento delle azioni Poste Italiane non era stata fissata. I media avevano previsto che sarebbe avvenuto a partire da domani, 21 ottobre. Adesso, sappiamo dallo stesso Tesoro che per il momento l’operazione resta congelata. E con ogni probabilità se ne riparlerà già per metà novembre. Infatti, giorno 6 l’istituto pubblicherà i conti del terzo trimestre ed è tenuto ad osservare il cosiddetto “blackout” informativo nei dieci giorni precedenti. Questo significa che il collocamento sarebbe avviato probabilmente non prima del lunedì successivo.

E saremmo già a giorno 11.

Stato rimarrà a capo di Poste

Lo slittamento ha messo le ali al titolo in borsa, salito intorno a 13,35 euro per un guadagno da inizio anno del 29%. La vicenda è stata oggetto di polemica politica sulla quale è intervenuta la stessa premier Giorgia Meloni. Vediamo di ricostruirla tappa dopo tappa. Agli inizi del mese, dopo il varo dell’apposito Dpcm, il collocamento delle azioni Poste Italiane sembrò imminente. Nel decreto veniva stabilito che lo stato avrebbe mantenuto la maggioranza assoluta del capitale. In precedenza, il governo intendeva scendere fino al 35%. Il Tesoro detiene il 29,2% e Cassa depositi e prestiti un altro 35%. Insieme, fanno il 64,2%.

Quota retail tra dubbi e smentite

A conti fatti, il collocamento riguarderà il 14% delle azioni Poste Italiane per un controvalore atteso nell’ordine dei 2,3-2,4 miliardi. Bisognerà vedere da qui ad allora quale sarà il prezzo di borsa e se lo stato, come spesso avviene in simili operazioni, proporrà uno sconto agli investitori per attirare ordini. In settimana, il Movimento 5 Stelle ricostruiva lo slittamento in maniera con un retroscena: incontrando il CEO di BlackRock, Larry Fink, la premier avrebbe concordato la vendita di una quota dell’istituto a cui il fondo americano sarebbe interessato.

Meloni in persona ha smentito questa ricostruzione, anzi sostenendo che il collocamento delle azioni di Poste sarà rivolto “esclusivamente” al canale retail, cioè ai piccoli investitori.

E qui ci sarebbe la vera sorpresa. Finora, abbiamo saputo che di quel 14% in vendita, lo stato avrebbe riservato al retail il 35%, oltre una quota del 3% ai dipendenti. Se prendessimo alla lettera l’affermazione della premier, alle famiglie sarebbe offerto l’intero ammontare. Tuttavia, sarebbe molto rischioso avviare un collocamento di questo tipo. Se è vero che la cifra da raccogliere sia, tutto sommato, modesta e nettamente inferiore agli importi prenotati dai risparmiatori con i BTp Valore, d’altra parte stiamo parlando di un altro tipo di investimento. Il mercato azionario non è sicuro per definizione come quello obbligazionario e, per giunta, sovrano.

Collocamento Poste dopo i conti trimestrali

Forse, anche per ridefinire i termini dell’offerta, come ammette lo stesso Tesoro, il collocamento delle azioni di Poste è stato rinviato di 3-4 settimane. Ma potrebbe esserci una spiegazione molto più concreta. Se giorno 6 novembre i conti trimestrali sorprendessero al rialzo, lo stato riuscirebbe verosimilmente a vendere a prezzi più alti, incassando qualcosa di più. E da primo azionista, possibile che sia all’oscuro dei risultati tra luglio e settembre? In alternativa, il Tesoro vorrebbe in ogni caso attendere la pubblicazione dei risultati per evitare che le incertezze tengano la domanda alla finestra. E forse anche per non perdere di credibilità tra le famiglie qualora i conti deludessero le attese del mercato. Anche perché ad esse lo stato dovrà ancora rivolgersi tra bond sovrani e quote di altre società da privatizzare.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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