Secondo lavoro pubblico e privato: quando è possibile e quando vietato

Secondo lavoro nel pubblico e nel privato: tutto quello che c'è da sapere su regole e divieti.
7 anni fa
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Quali sono i limiti e i divieti, se esistono, al secondo lavoro nel pubblico e nel privato? Nei due comparti la normativa è diverse quindi è bene per questioni di chiarezza analizzarle separatamente.

Secondo lavoro privato: il datore può vietarlo?

Cresce il numero dei dipendenti privati che svolgono un secondo lavoro per arrotondare lo stipendio. In molti casi si tratta di un lavoro autonomo a ritenuta d’acconto o partita IVA, spesso di un hobby trasformato in un modo per incrementare i guadagni e coprire alcune spese.

Leggi anche: Secondo lavoro autonomo, quando non conviene aprire la partita IVA

Una recente sentenza della Cassazione è intervenuta a regolare il diritto del lavoratore part time a svolgere un secondo lavoro. In ogni caso anche chi è assunto a tempo pieno può dedicarsi, fuori dagli orari di lavoro, ad un’altra attività. Il datore di lavoro quindi può opporsi se lo svolgimento del secondo lavoro è incompatibile a livello di orari con quello che già si svolge regolarmente.

Diverso è poi il discorso della fedeltà al datore di lavoro: non si può lavorare contemporaneamente per due aziende concorrenti se questo comporta il rischio di pratiche di spionaggio o concorrenza sleale.

Secondo lavoro nel pubblico: è sempre vietato?

Nel comparto pubblico la situazione è, sotto un certo profilo, diametralmente opposta: la regola generale è infatti che il dipendente pubblico non possa avere un secondo lavoro (come confermato per le Forze Armate dalla sentenza della Corte dei Conti numero 216/2014). Tuttavia esistono delle eccezioni importanti che partono dalla considerazione di fatto che non tutti i lavori pubblici sono uguali e danno adito agli stessi problemi di compatibilità.

Più nello specifico è fatto divieto ai dipendenti pubblici di:

• assumere incarichi presso datori di lavoro privati e società aventi scopo di lucro;
• esercitare attività commerciali o industriali;
• svolgere incarichi retribuiti non attribuiti dall’amministrazione di appartenenza.
L’eventuale secondo lavoro del lavoratore pubblico deve essere sottoposto ad autorizzazione da parte della PA di cui è dipendente per via del dovere di esclusività.


L’incompatibilità quindi è solo relativa perché sottoposta ad autorizzazione.

Resta inteso che il secondo lavoro non dovrà:

• essere vietato dalla legge;
• compromettere l’impegno e l’efficienza nel lavoro per la Pubblica Amministrazione;
• configurare un conflitto d’interesse.

In questi casi infatti l’incompatibilità è assoluta.

Ci sono infine impieghi pubblici per i quali, invece, non è necessaria l’autorizzazione (ad esempio per lo svolgimento di un incarico retribuito con un semplice rimborso spese documentate) e intere categorie di lavoratori nel pubblico impiego esonerate dalla richiesta di autorizzazione (insegnanti, personale sanitario, docenti universitari etc).
Il dipendente pubblico che non rispetta le disposizioni sul doppio lavoro è soggetto a sanzioni che vanno dalla diffida al licenziamento per giusta causa.

Alessandra De Angelis

In InvestireOggi.it sin dal 2010, svolge il ruolo di Caporedattrice e titolista, e si occupa della programmazione e selezione degli argomenti per lo staff di redazione.
Classe 1982, dopo una laurea in giurisprudenza lavora all’estero per poi tornare in Italia. Cultrice dell'arte della scrittura nelle sue diverse declinazioni, per alcuni anni si è anche occupata di Content Seo per alcune aziende del milanese.

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