C’erano grossi timori fino alle 14.30 di ieri pomeriggio (ore italiane), quando il Dipartimento del Lavoro negli Stati Uniti ha diramato il dato sull’inflazione di dicembre. I prezzi al consumo su base annua sono aumentati del 2,9% dal 2,7% di novembre e su base mensile dello 0,4% dallo 0,3%. Ma è il dato “core” ad avere messo in pausa il sell off sui mercati. Al netto di generi alimentari ed energia, la crescita dei prezzi nella prima economia mondiale è stata del 3,2% dal 3,3% di novembre e atteso anche per l’ultimo mese dell’anno.
Rendimenti in calo sotto i massimi
La reazione degli investitori è stata positiva. Il Treasury a 10 anni ha visto all’istante crollare il rendimento da circa il 4,80% al 4,70%. E i futures sul Dow Jones in apertura segnavano un rialzo di 500 punti. In Italia, il BTp a 10 anni era salito fino al 3,85% in settimana e ieri offriva meno del 3,70%. Dicevamo, sell off in pausa dopo settimane. Le vendite hanno avuto ad oggetto, in misura particolare, proprio il comparto obbligazionario sui timori legati per l’inflazione. Dopo l’estate i prezzi un po’ ovunque sono tornati a salire e la vittoria di Donald Trump alle elezioni fa intravedere una possibile accelerazione per effetto dei dazi e di una politica fiscale ultra-espansiva.
Inflazione resta alta
Prima del dato sull’inflazione ad avere placato il sell off c’era stato anche quello sui prezzi all’ingrosso a dicembre, sempre negli Stati Uniti, cresciuti meno delle previsioni. Buone notizie in tal senso erano arrivate dal Regno Unito, dove sterlina e Gilt da settimane sono nell’occhio del ciclone. L’inflazione è scesa al 2,5% dal 2,6%, mentre si temeva o un dato stabile o persino in accelerazione con il cambio debole di questi mesi.
Il mercato adesso è meno timoroso circa una sospensione dell’allentamento monetario da parte di Federal Reserve e Banca d’Inghilterra.
Sell off in pausa, non cessato
L’inflazione “core” resta ben sopra i target nelle principali economie mondiali. Nella stessa Eurozona è al 2,7% da quattro mesi consecutivi. L’indebolimento del cambio euro-dollaro rischia di aumentarla per effetto dei maggiori costi per i beni e servizi importati. Le stesse materie prime segnano rialzi che contrastano con lo stato dell’economia globale. Abbiamo un petrolio sopra 80 dollari al barile e un gas europeo vicino ai 50 euro per Mega-wattora, entrambi sopra i livelli sia degli scorsi mesi che di un anno fa (il gas era a 28 euro!). Ciononostante, un sell off in pausa sta restringendo lo spread tra BTp e Bund, favorendo gli acquisti dei bond non-core. Ma la ridiscesa dei rendimenti sarà tutt’altro che stabile e lo stesso vale per il recupero dei corsi azionari.