Era iniziato come l’anno della ripresa definitiva del PIL, ma sono bastate poche settimane per capire che l’economia italiana avrebbe preso tutt’altra china. Ma forse nessuno avrebbe immaginato quale china esattamente. L’Europa è precipitata nell’incubo della guerra, che oltre a provocare lutti e distruzioni in Ucraina, sta facendo esplodere i costi delle materie prime. La Russia di Vladimir Putin ci taglia il gas, il petrolio è alle stelle e scarseggiano persino la farina e l’olio di semi di girasole.
Italia ostaggio delle non scelte
L’Italia è priva di politica energetica da decenni. Alla fine degli anni Ottanta abbiamo optato per uscire dal nucleare sull’onda dell’incidente a Chernobyl. Non abbiamo previsto, tuttavia, alcuna alternativa. Abbiamo preferito calciare il barattolo nella speranza che la realtà non bussasse mai alla nostra porta. Già nel 2005 vi furono le prime avvisaglie dei rischi dalla dipendenza verso il gas russo. Anche allora Vladimir Putin minacciò le forniture all’Europa dopo la Rivoluzione Arancione a Kiev. Meno di un decennio più tardi occupava la Crimea e l’Italia, anziché cercare altrove, strinse ancora di più le relazioni commerciali. E così alla vigilia della guerra in Ucraina importavamo dalla Russia quasi il 40% dell’intero fabbisogno.
La cronica assenza di materie prime avrebbe dovuto spingerci ad abbracciare fonti alternative al combustibile fossile per la produzione di energia. Invece, dopo il “no” al nucleare sono arrivati i distinguo degli amministratori locali anche su energia eolica e solare, mentre abbiamo arrestato le trivellazioni nell’Adriatico per le estrazioni di gas e non abbiamo più scandagliato il Mediterraneo alla ricerca di possibili giacimenti di petrolio.
Crisi idrica auto-inflitta
E l’acqua? Hai voglia a prendertela con Giove per la carenza di piogge. Il problema delle scarse precipitazioni esiste certamente, ma si trasforma in emergenza a causa della pessima gestione idrica. La rete spreca il 42% dell’acqua per via delle perdite, mentre i sistemi di raccolta dell’acqua piovana risultano estremamente carenti. Neppure con il PNRR stiamo approfittandone per ammodernare la rete e tendere a una gestione già a monte più efficiente. Pochi i fondi stanziati. Ci riempiamo la bocca di digitalizzazione, quando le famiglie rischiano di tornare ad altre ere senza acqua che scorga dai loro rubinetti.
Ricordate il referendum sull’acqua nel 2011? Fu l’evento che il nascente Movimento 5 Stelle sfruttò alla grande per affermarsi tra l’opinione pubblica. Ne scaturì un diluvio di schede contro la possibilità offerta dalla legge dello stato ai Comuni di affidare ai privati la gestione idrica. Al di là di come la si pensi, emerse in quel dibattito che sarebbero servite decine e decine di miliardi di euro per ammodernare la rete. Chi avrebbe dovuto accollarsi gli investimenti, il settore pubblico o il privato? In ogni caso, avremmo pagato noi utenti-contribuenti il costo. Ma la politica ha semplicemente ignorato il problema, non investendo un centesimo e spingendoci alla crisi idrica di queste settimane.
Luce e gas, nuova emergenza in inverno
Quando finirà l’estate, state certi che nessuno più affronterà la questione, confidando nelle piogge invernali. Nel frattempo, l’arrivo del freddo creerà un’altra emergenza per gas e luce. Si parlerà anche in quel caso di razionamento dei consumi. Passeremo da un’emergenza all’altra e senza avere alcuna visione d’insieme dei fatti. Già in queste settimane si registrano proteste a Piombino per la localizzazione di uno dei rigassificatori necessari per rimpiazzare il gas russo con quello importato da altri fornitori.