C’è un clima di sospensione sui mercati finanziari. Stamane, la partenza delle borse europee è stata negativa, con Piazza Affari sulla parità. Gli indici azionari hanno recuperato buona parte delle perdite accusate quest’anno con il rally iniziato ad ottobre. In qualche caso, come per Milano e Francoforte, il rialzo è stato a doppia cifra. Ma il prosieguo della fase di acquisti resta incerta. Lo sarà con ogni probabilità fino ad almeno mercoledì sera (ore italiane) o giovedì pomeriggio. A parere di analisti e investitori, questa sembra essere la settimana decisiva per capire se andremo verso il rally o assisteremo al ritorno delle tensioni finanziarie.
I mercati sono caratterizzati da qualche settimane dalla volatilità. E questo per il semplice fatto che si leggono notizie contrastanti. Da un lato, l’inflazione americana potrebbe avere raggiunto il picco. Dall’altro, la retorica delle banche centrali, BCE in primis, resta da “falco”. Anche nell’Eurozona l’inflazione ha iniziato a ripiegare, ma resta altissima: 10% a novembre. Inoltre, si teme una risalita con l’inversione di tendenza che si sta registrando sul mercato del gas in Olanda.
Domani pomeriggio, sempre ore italiane, sarà pubblicato il dato sull’inflazione americana a novembre. Se il calo dovesse proseguire dopo il 7,7% di ottobre (dall’8,2% di settembre), dopodomani sera la Federal Reserve avrebbe gioco facile ad annunciare un rialzo dei tassi d’interesse dello 0,50%. Agli ultimi quattro board, li ha alzati dello 0,75% per volta. Sarebbe il segnale concreto che la stretta monetaria negli Stati Uniti starebbe giungendo a conclusione.
Mercati in attesa anche di BCE
I mercati scontano tassi FED fino al 5% entro il primo semestre del 2023. Per la BCE, che si riunisce per l’ultima volta questo giovedì, l’attesa è per tassi fino al 3% massimo. Anche a Francoforte regna l’incertezza sull’entità della prossima stretta, anche se si prospetta un aumento dei tassi dello 0,50%.
Stando alle dichiarazioni del governatore Christine Lagarde e di alti funzionari dell’istituto, tra cui il capoeconomista Philip Lane, la BCE cesserebbe i riacquisti dei bond in portafoglio con il “quantitative easing” nel secondo trimestre. Verosimilmente, lo farebbe per una percentuale dei bond in scadenza, per cui il bilancio si ridurrebbe progressivamente. Resterebbero attivi i riacquisti con il PEPP fino al 2024. Tra l’altro, le esposizioni della BCE verso i BTp si sono ridotte negli ultimi mesi, salendo quelle verso i Bund.
Con una FED più “colomba” e una BCE prudente sul QT a seguito di un’inflazione americana in discesa visibile anche a novembre, i mercati reagirebbero tornando agli acquisti. Sarebbe un rally natalizio per azioni e obbligazioni. I rendimenti dei bond sovrani proseguirebbero la discesa e così anche lo spread tra BTp e Bund, tornato a salire oggi sopra 190 punti. In caso contrario, tornerebbe la tensione. Borse e bond giù, spread su.