La settimana lavorativa corta è sempre più una realtà. Chi ha deciso che bisogna lavorare cinque giorni e che il week end debba durarne solo due? Alla limitazione dell’orario lavorativo stanno pensando diverse aziende e in alcuni Stati è partita la sperimentazione della settimana di lavoro da lunedì a giovedì. Chi ci guadagna? Facciamo chiarezza e smontiamo qualche luogo comune. Nel lontano 1928 John Maynard Keynes pronosticava che nel 2028 la giornata lavorativa sarebbe durata tre ore. La rivoluzione del part time presenta indubbi vantaggi e passa anche dall’accorciamento della settimana di lavoro. Ma è una realtà concretamente ipotizzabile o si tratta solo del sogno di lavoratori pigri o semplicemente stanchi di dedicare il tempo ad un lavoro poco stimolante? Vediamo gli effetti di una simile rivoluzione dell’orario di lavoro, sulla salute ma anche sulla produttività, con teorie di studiosi al riguardo ma anche attraverso esempi pratici di chi non ha avuto paura di essere precursore dei tempi e ha scommesso sulla settimana corta.
Le cose al momento non stanno sempre andando nella direzione pronosticata da Keynes: i suoi nipoti, e così tutta la generazione dei giovani lavoratori di oggi, non solo non fanno meno di 40 ore settimanali per i contratti full time ma, in molti casi, sono costretti a straordinari, per non parlare dei lavoratori autonomi che non di rado sono reperibili H24.