Settimana di lavoro corta: qui si può
Un esempio concreto di settimana di lavoro corta ci arriva dal Giappone. A poter scegliere di lavorare quattro giorni su sette sono i dipendenti (fortunati?) della ditta di abbigliamento nipponico Uniqlo. E’ bene precisare che non si tratta di uno sconto sulle ore settimanali: il full time resta sempre di 40 ore ma, su scelta personale, sarà possibile spalmarle su turni di 10 ore al giorno invece di otto. In fondo anche la settimana di cinque giorni fu un traguardo rivoluzionario: a chiederla furono i lavoratori ebrei di un mulino del New England che, per motivi religiosi, non volevano lavorare il sabato.
Era il 1908. E se il Giappone, che in tema di ferie e permessi rappresenta un’eccezione in senso limitativo, si muove in questo senso significa proprio che la rivoluzione della settimana corta è in atto. Questo smentisce chi pensa che a volere la settimana corta siano solo i popoli fannulloni. Un altro esempio da questa prospettiva arriva ad esempio dall’insospettabile Nord Europa. Quando si pensa ai nordici nell’immaginario collettivo si associano i norvegesi alla precisione e all’efficienza. Eppure proprio qui si sta affermando con sempre maggiore insistenza la cultura del cd P.o.e.t’s day, un acronimo per dire ‘stacca presto, domani è sabato’ (Piss off early, tomorrow’s Saturday).