Shopping donne e tassa rosa: bufala o verità?

Una tassa rosa sugli acquisti fatti dalle donne: cosa c'è di vero? Quando la paghiamo senza rendercene conto?
8 anni fa
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Oggi, in occasione della Festa della Donna, vogliamo fare chiarezza sulle voci relative ad una presunta tassa rosa che il genere femminile pagherebbe quando fa shopping. Non solo in Italia ma, a quanto pare, in tutto il mondo. Cosa c’è di vero? Allarma o bufala?

Ancora nel 2017 le ricerche confermano una differenza salariale tra uomini e donne ma evidentemente questo non è tutto: ad incidere negativamente sul potere di acquisto delle donne ci sarebbe questa fantomatica «pink tax», la tassa rosa.

In altre parole i prodotti specificatamente tipici dello shopping delle donne avrebbero un sovrapprezzo ingiustificato: pensiamo ai prodotti di bellezza o per capelli femminili o ai jeans da donna. E lo shopping per le donne è più caro anche quando si estende l’analisi ai servizi: parrucchieri, estetiste etc, tutto per le donne è in media più caro. Si potrebbe obiettare che le acquirenti donne sono più esigenti ma non è solo questo a ben vedere.

Ma non solo cosmesi e abbigliamento: avete mai notato che le biciclette modello donna costano in media il 6% in più di quelle da uomo? In questi casi il sito Business of Fashion giustifica comunque i prezzi più alti basandosi su una maggiore personalizzazione del prodotto riservato alle donne. Come a dire: non sono i prodotti femminili in quanto tali a costare di più ma sono le donne ad essere più esigenti nella selezione di marchi e confezioni.

Una polemica che ha fatto riscoppiare anche quella su alcuni prodotti essenziali per l’igiene femminile, come gli assorbenti che in Italia sono tassati con Iva al 22% mentre i rasoi da uomo, considerati bene di prima necessità, godono di IVA agevolata al 4%.

Alessandra De Angelis

In InvestireOggi.it sin dal 2010, svolge il ruolo di Caporedattrice e titolista, e si occupa della programmazione e selezione degli argomenti per lo staff di redazione.
Classe 1982, dopo una laurea in giurisprudenza lavora all’estero per poi tornare in Italia. Cultrice dell'arte della scrittura nelle sue diverse declinazioni, per alcuni anni si è anche occupata di Content Seo per alcune aziende del milanese.

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