E’ ufficiale. Il 2024 è l’anno del cosiddetto “overtourism”. Lo confermano le numerose manifestazioni di protesta qua e là nel Sud Europa. A luglio, un corteo composto da centinaia di residenti a Barcellona ha scandito slogan contro i turisti, invitandoli a restarsene a casa e a girare i tacchi dal capoluogo catalano. Alcuni si sono permessi di gettare acqua addosso a turisti seduti al bar a gustarsi un gelato. Scene di inciviltà, che i media europei hanno quasi difeso nel nome della sostenibilità e della vivibilità delle città.
Proteste contro overtourism in Sud Europa
Proteste si sono avute anche in altre città spagnole, come Palma de Maiorca e le Isole Canarie. A Lesbo, in Grecia, i cittadini hanno preso di mira il sindaco, reo di non essere stato in grado di limitare l’afflusso dei turisti sull’isola. Di overtourism si parla anche in Italia, specie in realtà come Venezia, Roma e Forte dei Marmi. Non sembra più essere così nel Salento, dove si registrerebbe un forte calo di presenze in realtà come Gallipoli.
Ipocrisia europea
Overtourism significa letteralmente “eccesso di turismo”. E’ un termine che aiuta ad inquadrare un fenomeno sempre più avvertito in alcune zone, in particolare, del Sud Europa. I turisti arrivano a frotte e le loro presenze aumentano di anno in anno, spesso in aree di dimensioni ridotte. I prezzi dei servizi e dei prodotti locali s’impennano, il costo della vita diventa poco sostenibile, gli immobili a disposizione delle famiglie scarseggiano con la diffusione del modello Airbnb e in estate, in particolare, si avverte quasi un senso di soffocamento quando si scende in strada o si guida. Un eccesso di confusione che indispone e ha un impatto ambientale non sempre positivo.
I disagi delle popolazioni locali appaiono comprensibili, ma dietro a questo argomento si cela un’ipocrisia ancora meno sopportabile degli schiamazzi notturni sotto casa.
Boom del turismo da 30 anni
Dagli anni Novanta i numeri del turismo nel mondo sono esplosi: non arrivavano a mezzo miliardo di persone nel 1990, mentre quest’anno dovremmo superare gli 1,5 miliardi. Il maggiore benessere, l’apertura mentale, l’abbattimento delle frontiere e la liberalizzazione del settore aereo hanno contribuito a farci girare il mondo anche con pochi soldi in tasca. Ed è così che un europeo medio può permettersi anche più volte all’anno di uscire fuori dal continente e farsi una vacanza ora alle Mauritius, ora alle Maldive, oppure in Brasile o Thailandia.
Bangkok è la città forse al mondo che più avrebbe da ridire sul concetto di overtourism. Orde di turisti occidentali tutto l’anno intasano le strade e rendono asfissiante la vita agli abitanti del posto. Come mai dovremmo improvvisamente impedire agli altri di fare ciò che da molto tempo facciamo noi europei in giro per il mondo? Che forse vorremmo mantenere per noi il privilegio di turisti sporcaccioni mordi e fuggi?
Europa meta mondiale del turismo
Se mezzo mondo viene in Europa, è perché l’Europa ha tanto da mostrare. Siamo il continente più piccolo del mondo, ma anche il più ricco di bellezze architettoniche, paesaggistiche, storiche e culturali. Da decenni sfoggiamo questi dati con comprensibile orgoglio, così come quelli sulle presenze turistiche che attestano il nostro appeal. Ma, evidentemente, con la pancia piena abbiamo iniziato a ragionare in maniera diversa.
Prendete Barcellona. Prima dei Giochi Olimpici del 1992 era una cittadina anonima nel mondo. Oggi, una delle principali mete mondiali. Grazie anche al boom del turismo, la Catalogna è diventata una regione ricca. E dopo un decennio di martirio economico, la Grecia si sta riprendendo velocemente proprio grazie al turismo. Il settore sta tenendo a galla anche l’economia italiana, che altrimenti sarebbe in recessione se dipendesse esclusivamente dalla manifattura. Eppure, ci siamo inventati il concetto di overtourism, che fa tanto spocchia, green, da club esclusivo che desidera non essere disturbato.
Overtourism con la pancia piena
Siamo passati dal contenderci i turisti all’urlare loro contro. Il popolare slogan “Visit Barcelona” è stato appena modificato in “It’s Barcelona”. Come dire, non visitateci, ci siamo arricchiti abbastanza e non abbiamo più bisogno di voi straccioni con sandali inguardabili ai piedi e un mojito da quattro soldi in mano. All’improvviso, quelli che prima ci facevano buscare il pane, sono diventati cafoni, maleducati, ignoranti e mal vestiti. E’ la pancia piena, bellezza! Soltanto qualche anno fa ci disperavamo in piena pandemia per il mancato arrivo dei turisti stranieri, con interi comparti dell’economia in ginocchio e persone a spasso. Ma il Covid, si sa, ci ha fatto riflettere sul senso della vita, sulla necessità di rallentare i ritmi, sulla necessità di godere delle nostre città senza gli schiamazzi disturbanti di chi non le conosce appieno. E’ così che siamo arrivati a concepire l’overtourism. Non sono i turisti ad essere in eccesso, bensì la nostra tolleranza da privilegiati a difettare.