Perdere il lavoro in Italia è stato sempre piuttosto facile anche in periodi diversi da quelli odierni che parlano di una crisi forse senza precedenti, oppure simile a quella dell’immediato dopo guerra. Il sistema italiano però ha delle tutele, anche se temporanee, dedicate a chi perde il lavoro. La principale misura che l’Inps prevede è la Naspi, acronimo di Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego. Introdotta col Jobs Act di Matteo Renzi, la Naspi è diventata il principale strumento di sostegno per chi perde il lavoro.
“Gentile redazione, dal primo agosto sono diventata disoccupata e ho iniziato a percepire l’indennità Naspi. Dopo aver perso il mio lavoro infatti ho presentato domanda di Naspi all’INPS. Domanda che mi è stata accettata è che mi consentirebbe di percepire l’ammortizzatore sociale fino al 31 luglio 2023. Infatti ho maturato il diritto a 12 mesi di Naspi. Adesso però ho ricevuto una nuova proposta di lavoro, anche se non particolarmente allettante dal punto di vista della durata. Infatti dovrei lavorare per una ditta di pulizie con un contratto di lavoro tra le 6 e le 8 ore settimanali. Per sostituire una lavoratrice in maternità l’azienda ha comunicato di volermi mettere sotto contratto fino ad aprile 2023. Vista la durata limitata di questo lavoro, sia settimanale che come contratto, non volevo perdere il diritto alla Naspi. Credo che non ci siano problemi, però vorrei una conferma da parte di chi ne capisce più di me.
Come funziona la Naspi in sintesi
La Naspi è l’indennità per disoccupati INPS che viene pagata nel momento in cui una persona perde involontariamente il proprio posto di lavoro. Oggi Il sistema non prevede alternative alla Naspi tranne che per tre tipologie di lavoratori. Non esiste indennità di disoccupazione per i lavoratori a tempo indeterminato delle pubbliche amministrazioni. Non si applica la Naspi per i lavoratori agricoli per i quali c’è la relativa indennità di disoccupazione agricola. La Naspi non spetta ai lavoratori assoggettati a contratti ai quali i Co.co.co, perché per i collaboratori c’è la Dis.Coll. Per tutti gli altri, salvo nei casi di dimissioni senza una giusta causa, la Naspi è sempre spettante se si rispettano i requisiti prescritti. Di indennità il lavoratore può percepire la metà delle settimane lavorate nei quattro anni che precedono la perdita del posto di lavoro. La durata massima di Naspi erogabile è pari a 24 mesi. Dal punto di vista degli importi la Naspi eroga il 75% dello stipendio medio utile ai fini previdenziali percepito sempre nei quattro anni precedenti, con un meccanismo di décalage dopo i primi mesi di fruizione del sussidio pari al 3% al mese.
Lavorare e prendere lo stesso il sussidio per disoccupati, quando è possibile
Come dicevamo, in base alla normativa generale, non esistono conflitti a priori per chi intende prendere il sussidio per disoccupati e lavorare. Infatti i redditi del lavoro con la Naspi sono perfettamente cumulabili. Naturalmente esistono delle limitazioni perché se la Naspi nasce per sostenere chi ha perso il posto di lavoro, è naturale che trovare nuova occupazione fa perdere il diritto. Prima che venga meno la fruizione della Naspi però ci sono una serie di paletti e limiti da considerare. Soprattutto perché esistono istituti quali la riduzione o la sospensione della Naspi che vanno tenuti in considerazione.
Lavoro e Naspi, oltre i 6 mesi indennità a rischio
In linea di massima un lavoratore messo sotto contratto per un periodo superiore ai sei mesi perde lo status di disoccupato. In questo caso la Naspi potrebbe decadere. La nostra lettrice, che potrebbe venire assunta fino ad aprile dell’anno prossimo, corre questo rischio. Infatti se viene assunta dal primo settembre prossimo potrebbe continuare a percepire la Naspi soltanto fino a febbraio, ovvero fino a quando continuerà a mantenere lo status di disoccupata. Questo se il rapporto di lavoro che l’azienda di pulizie ha proposto alla nostra lettrice è un classico contratto di lavoro subordinato. Infatti non esiste durata massima del rapporto di lavoro che fa perdere di diritto alla Naspi se si utilizzano i contratti di collaborazione. È lo stesso discorso può essere fatto per un lavoro svolto come lavoratore autonomo, a prescindere dall’utilizzo o meno della Partita IVA. E naturalmente nessuna eccezione può essere mossa se il contratto di lavoro è assoggettato alla cosiddetta ritenuta d’acconto.
I limiti reddituali che preservano il diritto all’indennità anche lavorando
Per contratti di questo genere non esistono durate che limitano la possibilità di percepire la Naspi. In questo caso ciò che conta molto è il reddito percepito che non deve superare i 4.800. Al superamento di questa soglia infatti la Naspi viene meno. Ogni euro di reddito ricevuto porta alla riduzione dell’indennità percepita ed in misura pari all’80%. Calcolare bene il da farsi quindi è molto importante nel momento in cui si riceve una nuova proposta di lavoro e non si vuole perdere il beneficio dell’indennità per disoccupati INPS.