Silicon Valley invidiata in tutto il mondo, ma è un inferno per i suoi abitanti

La Silicon Valley non è solo lavoro e attrattiva per cervelli. Chi ci abita vuole spesso fuggire via, perché viverci non è più alla portata di tutti.
7 anni fa
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Case costose e abitanti in fuga

La situazione starebbe solo peggiorando. Dal 2010, la popolazione in California è cresciuta del 6%, ovvero di oltre 2 milioni di abitanti, mentre l’offerta di case disponibile è aumentata di appena il 3%. Costruire nuove case proprio in questo stato, dove ne servirebbero almeno 180.000 in più ogni anno, è diventato più costoso, dato che con lo scoppio della crisi immobiliare nel 2007-2008, l’industria nazionale ha perso il 13% della manodopera, ma circa un quarto in California. E con il ritorno alla crescita, queste braccia non sono più tornate, con la conseguenza che la carenza di lavoratori ha spinto i salari e rende più caro fabbricare immobili.

La Silicon Valley non è l’unica area americana, in cui gli abitanti mostrano crescenti segni di insofferenza. Dal 2010, ben un milione di residenti ha lasciato New York, essendo diventato molto più difficile vivervi per via dei prezzi proibitivi delle case e degli affitti. Ora, che il lavoro si trova un po’ in tutta l’America, molti ex abitanti della Grande Mela preferiscono spostarsi in città più piccole e meno costose. E proprio la Baia di San Francisco è risultata essere da un recente sondaggio quella in cui i cittadini più giovani opterebbero per andare via. Un apparente paradosso per un’area ambita dai cervelli di ogni angolo del pianeta. (Leggi anche: Fuga da New York, addio alla Grande Mela da un milione di americani)

Monta il malcontento tra gli abitanti della Silicon Valley

Che il malcontento sia alto nelle zone in cui si concentrano le sedi dei colossi industriali lo segnalerebbero anche i risultati delle elezioni comunali a Seattle nel 2014, dove è stato eletto per la prima volta da diversi decenni un esponente “socialista”, un aggettivo che in America equivale quasi a un insulto. Ma le stesse multinazionali iniziano a mostrarsi nervose per le inefficienze riscontrate sul piano delle politiche urbanistiche.

Molti loro manager sostengono che il costo della vita proibitivo starebbe rendendo più difficile trattenere in azienda i dipendenti.

E una ricerca McKinsey ha trovato che i costi derivanti dalla carenza di case in California ammonterebbero a 143-233 miliardi all’anno, grossa parte a causa delle minori spese che le famiglie possono permettersi per l’acquisto di altri beni e servizi, comprese quelle sanitarie. In altre parole, da un lato la Silicon Valley crea tanta ricchezza, dall’altro questa viene assorbita dal comparto immobiliare, in forma di mutui o affitti, con la conseguenza che i consumi rimanenti ne vengono colpiti. E poiché i figli dei ciabattini sono spesso scalzi, a fronte di un elevato stanziamento di fondi da parte dei colossi societari per opere di beneficenza (+150% tra il 2008 e il 2013), si stima che il 93% di tali somme tra il 2006 e il 2013 sia andato a finanziare finalità che non riguardavano il territorio. In sostanza, chi ha bisogno in queste aree non riceve quasi nulla da chi potrebbe aiutarli, pur in presenza di stanziamenti miliardari. E’ così che questa settimana, all’annuncio della ricerca di una seconda sede, l’Huffington Post ha potuto scrivere “Lasciamo che Amazon faccia schizzare altrove gli affitti”. (Leggi anche: Bolla immobiliare nuova minaccia globale)

 

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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