I milionari a sinistra non portano fortuna. Ne è esempio la Norvegia, che ieri ha rinnovato i 169 seggi del Parlamento unicamerale in quelle che possiamo definire elezioni a loro modo storiche, avendo esitato come risultato la vittoria del centro-destra, che riesce così a ottenere un secondo mandato consecutivo al governo per la prima volta in oltre tre decenni di storia. La maggioranza della premier Erna Solberg (56 anni) perde qualche seggio, ma regge e ottiene 89 seggi contro gli 80 di tutte le opposizioni di centro-sinistra.
E’ stata una notte amara per il milionario a capo del partito principale della sinistra norvegese, che aveva aperto la campagna elettorale da premier in pectore e, invece, da poche ore ha scoperto che sarà un semplice deputato di opposizione. Niente gaffes nella corsa verso il governo, ma ai suoi elettori non è piaciuto il suo pedigree familiare. L’uomo è un milionario, che ha ereditato un’impresa attiva nella costruzione di camini. E’ stato oggetto di varie attenzioni nelle ultime settimane per i suoi investimenti non “etici” in società del settore nucleare, così come per non avere pagato del tutto le tasse sulla ristrutturazione di casa, oltre tutto avvenuta con l’utilizzo di manodopera straniera.
Sinistra impallinata dall’economia
Ma la sconfitta storica del centro-sinistra è avvenuta anche e, soprattutto, per la ripresa economica in atto nella Norvegia, che nel biennio scorso ha dovuto fronteggiare sia la crisi del petrolio, sia quella dei profughi.
Male anche i Verdi, che alla vigilia del voto venivano considerati possibile ago della bilancia, non essendosi schierati con alcuno dei due schieramenti. Ottengono appena il 3,3% dei voti e mantengono un solo seggio. Gli ambientalisti si erano spesi per uno stop alle trivellazioni nel mare Artico, sostenendo una riconversione “green” dell’economia norvegese.
Populisti restano al governo
Bene il Partito del Progresso, una formazione della destra “populista” anti-immigrati, ma meno radicale che nel resto della Scandinavia. Perde un seggio, ma ne conserva 28. Il leader Siv Jensen, ministro delle Finanze uscente, commenta la riconferma di stanotte del centro-destra quale frutto dell’avere mantenuto le promesse. Gli alleati liberali e cristiano-democratici superano il 4%, soglia necessaria per ottenere seggi extra in Parlamento, con i primi a ribadire il loro sostegno esterno al governo.
La storia di queste elezioni tra i ghiacci artici sembra emblematica del peso dell’economia alle urne. Data spacciata fino a pochissime settimane fa, la premier ha beneficiato ultimamente della vistosa ripresa dell’occupazione, grazie a una congiuntura migliorata. Il centro-sinistra si è trovato spiazzato per l’impossibilità di criticare credibilmente l’operato di un governo, che non sembra avere fatto male nei quattro anni appena trascorsi. Di certo, se la sinistra perde anche in una delle sue roccheforti, non riuscendo a contrastare l’avanzata della destra cosiddetta “populista”, è il segno che qualcosa in quell’area non stia funzionando.