Lo skill mismatch ha ridotto la produttività del 6%. Per chi non lo sapesse lo skill mismatch è la discrepanza tra le competenze richieste dalle aziende e quelle effettivamente possedute dai lavoratori. In un mercato del lavoro che cambia, che si adatta all’Ai e alla rivoluzione digitale, questo fenomeno sembra rappresentare davvero una tassa occulta che avrebbe ridotto la produttività.
Competenze mancanti
Secondo il report di Boston Consulting Group “Fixing the Global Skills Mismatch”, lo skill mismatch riguarderebbe in tutto il mondo 1,3 miliardi di persone.
Le conseguenze dello skill mismatch
In sostanza quando un’azienda non trova il candidato ideale con le competenze richieste è costretta ad assumere, alla fine, persone che non hanno queste competenze e deve spendere molti soldi per formarle. Chi cerca lavoro, invece, accetta qualsiasi mansione pur di avere uno stipendio e molto spesso anche inferiore alle proprie aspettative. In base al report, quindi, questo fenomeno “crea l’illusione di un mercato del lavoro funzionante, che porta stabilità economica e sociale.”
Molto spesso, quando l’azienda è obbligata ad assumere un lavoratore non qualificato per quella data mansione, il dipendente sarà meno produttivo e l’azienda quindi si ritroverà a dover sborsare denaro per sopperire a questa mancanza.
Il fenomeno sembra più marcato in alcuni paesi e meno in altri, come i Paesi del Nord Europa. In linea generale un modo per superarlo è investire in percorsi formativi individuali e non più tramite una formazione incentrata sulle vedute del datore di lavoro e basata su standard che guardano al mantenimento della stessa posizione per tutta la vita. In sostanza, si dovrà più guardare all’individualità e alla richiesta del mercato, dunque a competenze adattabili.
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