Serie A a 18 squadre? Il futuro del campionato di calcio italiano è più incerto che mai. Non è che prima dell’emergenza Coronavirus fosse roseo, ma da marzo ha subito un colpo micidiale con l’interruzione delle gare. Le rimanenti 12-13 partite da disputare dovrebbero ripartire da metà giugno, ma in questi giorni è arrivata la brutta sorpresa di Sky, che certo di ragioni per lamentarsi di quanto stia accadendo ne ha da vendere. Il ceo Maximo Ibarra ha inviato una lettera a tutte le banche, nelle quali le si avvisa che non sono più autorizzate ad effettuare pagamenti alla Lega di Serie A per i diritti TV.
Diritti TV calcio Serie A, Sky rischia grosso e per salvarsi punta sulla fibra ottica
La TV satellitare ha chiesto uno sconto di 255 milioni di euro, lamentando non soltanto la sospensione o fine anticipata del campionato, ma anche il mancato rispetto di alcune clausole contrattuali non meglio precisate. L’ad della Lega, Luigi De Siervo, ritiene inaccettabile la sospensione dei pagamenti, per quanto si sia mostrato disponibile a sedersi attorno a un tavolo con i vertici di Sky. A rischio, senza girarci troppo attorno, c’è la sopravvivenza del sistema calcio, tant’è che si teorizza una riduzione da 20 a 18 squadre per l’assegnazione del prossimo pacchetto sui diritti della Serie A, in scadenza al 30 giugno 2021.
Ad aprile, la Lega di Serie A aveva concordato il taglio degli stipendi dei calciatori di un terzo per il caso in cui non fosse possibile recuperare le rimanenti gare di campionato, di un sesto nel caso di recupero. La Juventus aveva già raggiunto un accordo in tal senso tra società e calciatori, ma l’Associazione Italiana Calciatori non l’ha presa bene, rispendendo la richiesta al mittente.
Serve un maxi-taglio degli stipendi
Immaginando ricavi commerciali e altre entrate stabili, che il campionato riparta o meno possiamo stimare in una novantina di milioni il calo delle entrate derivanti dalla vendita dei biglietti, visto che le partite verrebbero giocate, comunque, a porte chiuse. Tenuto conto dei 255 milioni che Sky vorrebbe trattenere dai diritti, il calo complessivo per il fatturato sarebbe nell’ordine dei 340-350 milioni (12-13%). Non basterebbero i circa 225 milioni risparmiati con il taglio di un sesto degli stipendi lordi, per cui si dovrebbe tendere a quasi un terzo per compensare le minori entrate. I giocatori accetteranno? Se nel caso di un Cristiano Ronaldo è venuto facile dire di sì, partendo da livelli retributivi altissimi, gran parte dei suoi colleghi nei club minori percepisce stipendi assai inferiori e si mostra molto più restia a subire le perdite.
Taglio stipendi calciatori, ecco quanto perderebbero i top player con il Coronavirus
L’aspetto più tragico riguarda la prossima assegnazione dei diritti TV. Prima del Coronavirus, l’obiettivo della Lega era di spuntare entrate complessive superiori agli 1,44 miliardi incassati con l’asta del 2018, inclusi i diritti da 355 milioni per l’estero. Adesso, sarà un miracolo avvicinarsi a questa cifra, per cui i club dovranno fare i conti con entrate strutturalmente più basse. Da qui, la scelta probabile di ridurre il numero delle squadre per incassare pro-quota diritti più alti (le neopromosse generalmente portano pochi ascolti e bassi incassi, percependo una fetta degli incassi nettamente superiore all’apporto offerto), mentre i sogni di attirare nuovi fenomeni dal resto d’Europa sembrano spegnersi per un po’ di tempo.
Non che all’estero le cose vadano bene, ma i campionati partono da livelli di entrate decisamente più elevati, per cui i top club riusciranno con ogni probabilità a trattenere i calciatori di punta sborsando anche meno denaro con i prossimi rinnovi contrattuali. La Premier League ha chiuso la stagione 2018/2019 con un fatturato di 4,8 miliardi di sterline, il doppio che in Italia. La Liga spagnola seguiva a ruota con 4,5 miliardi, mentre la stessa Bundesliga superava i 4 miliardi. Troppo forte il distacco con la Serie A, che da cenerentola tra le grandi europee rischia di allontanarsene ulteriormente. E Sky ha buon gioco a pretendere un maxi-sconto, perché ad oggi non esiste alcun concorrente digitale, satellitare o su internet disposto a pagare cifre anche solo lontanamente prossime alle sue per aggiudicarsi i diritti del calcio tricolore.