Una nuova forma di smart working in un altro paese o comunque fuori dalle mura domestiche si sta facendo largo. Fino a un anno fa in pochi avevano sperimentato questa forma di lavoro agile, che permette di lavorare ovunque con una connessione internet e una stampante. Con la diffusione della pandemia, invece, lo smart working è diventato quasi primario per molte realtà lavorative e probabilmente resterà così anche in futuro.
Dubai offre il visto di lavoro per 1 anno
Se all’inizio il concetto di lavoro da remoto veniva associato alla propria casa, quindi operare dal proprio salotto comodamente seduti sul divano, il concetto si è via via ampliato dando vita a nuove forme che mescolano lo smart working al mare, in hotel, nei borghi, in camper e persino in spazi di coworking.
Dubai, ad esempio, offre un visto di lavoro di 12 mesi per trasferirsi nella lussuosa città degli Emirati Arabi ma non è per tutti. Infatti, bisogna guadagnare 5 mila euro al mese dimostrabili e avere un’assicurazione sanitaria con la copertura internazionale oltre al passaporto valido. La domanda si può mandare direttamente a Work remotely from Dubai | Business in Dubai e dopo aver avuto l’ok potrà aprire il conto bancario locale e trasferirsi.
Dall’Islanda alla Grecia
Una iniziativa simile era stata pensata dall’Islanda, che per promuovere il turismo penalizzato dalla pandemia, aveva dato vita al progetto Working in Iceland, per attrarre lavoratori da remoto con un permesso di lavoro di 6 mesi da estendere anche ai familiari. Anche in questo caso, però, si deve garantire uno stipendio mensile di almeno 6mila euro e avere un’assicurazione sanitaria integrativa.
Anche la Grecia ha pensato ad un programma per smart workers che prevede detrazioni fiscali del 50% per i primi sette anni per chi decide di trasferirsi in una delle isole greche per lavorare da remoto.
Vedi anche: Smart working, quando è possibile cambiare Paese facendo lo stesso lavoro