Lo smart working all’estero è tra le nuove tendenze più importanti nel mondo del lavoro. Si tratta di un cambiamento radicale, nato dopo la pandemia e portato da un folto elenco di Paesi stranieri. Questi hanno hanno scelto di introdurre agevolazioni fiscali (e non) per convincere i lavoratori di altre nazioni a trasferirsi.
Tra i diversi Stati che propongono benefici consistenti dal punto di vista fiscale è nata quella che potremmo definire una vera e propria gara. Non sempre, però, le offerte sono “per tutti”.
Smart working all’estero: in Grecia si pagheranno le tasse solo su metà del reddito
Uno dei Paesi stranieri che più si sta adoperando per attrarre nuovi lavoratori è la Grecia. La nazione ellenica permetterà ai dipendenti o ai liberi professionisti che trasferiranno la residenza fiscale nel Paese un regime fiscale agevolato. Attraverso questo modo pagherà le tasse esclusivamente sul 50% del reddito di fonte greca.
Per beneficiarne occorre rispettare due requisiti: non aver avuto negli ultimi sei anni la residenza fiscale in Grecia, ed essere residenti in un Paese dello Spazio economico europeo (o in alternativa in una nazione che ha un accordo di cooperazione fiscale con la Grecia).
Smart working all’estero anche in Croazia
Oltre alla Grecia, stanno puntando sullo smart working all’estero anche altri Paesi. La Croazia, ad esempio, ha realizzato un permesso di soggiorno della durata di un anno, periodo durante il quale i lavoratori extra Ue non pagheranno tasse, a patto però di percepire un reddito mensile superiore ai 2 mila euro e di lavorare nel settore della tecnologia della comunicazione (non per imprese croate). L’iniziativa croata è simile a quella della Spagna: visto di un anno per i cittadini extracomunitari che dimostreranno un reddito di almeno 26 mila euro all’anno.
Un altro Paese che ha scelto di offrire un visto ad hoc della durata di 12 mesi è l’Estonia, una delle nazioni più all’avanguardia per chi è interessato ai benefici dello smart working all’estero. Il piano estone è rivolto a tutti i dipendenti e liberi professionisti che hanno percepito negli ultimi sei mesi un reddito mensile di almeno 3.500 euro.
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