Smart working allontana il mobbing e accresce il benessere del lavoratore

Con lo smart working calano le denunce di mobbing e i lavoratori sono più contenti. Il 90% dei dipendenti pubblici chiede il lavoro agile per sempre.
4 anni fa
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Lo smart working è la cura ideale contro il mobbing. Chi l’avrebbe mai detto che con il ricorso al lavoro agile sarebbero diminuite anche le denunce per vessazioni sul luogo di lavoro?

Lo smart working rappresenta una soluzione ottimale contro le molestie psicologiche di capi e colleghi, tanto nel settore pubblico che in quello privato. Al punto che adesso, a tre mesi di distanza dell’adozione del modello di lavoro agile, la quasi totalità dei dipendenti preferisce proseguire il lavoro da casa.

Più del 90% dei lavoratori vuole lo smart working per sempre

Secondo un’indagine condotta dal Gruppo Digital 360 su un campione di dipendenti della pubblica amministrazione, più del 90% di essi vorrebbe proseguire il lavoro da casa. Nel complesso i dipendenti considerano l’esperienza più che positiva potendo conciliare l’orario di lavoro con le proprie esigenze personali lontano dagli occhi indiscreti di capi ufficio, direttori e colleghi. Non che queste relazioni siano venute meno poiché i contatti restano inalterati, seppur a distanza, ma tanti atteggiamenti subdoli e maldestri che stanno alla base del mobbing possono essere ignorati o celati. E la cosa sorprendente è che vi è stato a tutti i livelli un aumento della produttività. Si pensi ad esempio al lavoro svolto dai funzionari Inps durante il periodo di emergenza per evadere milioni di richieste di bunus, lavorando anche il sabato e la domenica.

Smart working e mobbing

Un giudizio positivo che fa anche risparmiare tanti soldi al datore di lavoro. Ad esempio, sono drasticamente calate le certificazioni di malattia e le richieste di ferie e permessi, così come gli infortuni sul luogo di lavoro e per andare al lavoro. Assenze che a volte stanno alla base del mobbing laddove il lavoratore cerca di evitare il più possibile la vicinanza con il collega o il contatto col capo sul luogo di lavoro.

Poter svolgere le proprie mansioni da casa, infatti, infonde più libertà al dipendente che si trova maggiormente a suo agio ed evita l’insorgenza di screzi e molestie che viceversa troverebbero terreno fertile in ufficio.

Il mobbing a distanza

Mobbing e molestie possono esistere anche in modalità smart working. Un filo diretto col datore di lavoro esiste sempre e atteggiamenti molesti possono svilupparsi anche a distanza. L’incidenza è tuttavia meno marcata e difficilmente può sfociare in una vera e propria denuncia. È vero che a prima vista si potrebbe dire che le misure di distanziamento sociale potrebbero aver aumentato lo stress da lavoro e le pressioni da parte dei capi per controllare i dipendenti a distanza, ma la differenza rispetto alla presenza fisica in ufficio ne attenua gli effetti. Molestare una persona a distanza non è facile come farlo direttamente sul tradizionale luogo di lavoro. Episodi di isolamento, sfruttamento, vessazioni  o di stress psicologico non hanno la stessa portata.

Smart working per sempre?

La dimostrazione di ciò deriva innanzitutto dal crollo delle denunce di mobbing, ma al tempo stesso dal fatto che 9 lavoratori su 10 chiedono di poter proseguire il loro lavoro da casa. E per farlo sono disposti pure a utilizzare mezzi propri (computer, rete internet, smartphone, telefoni) pur di continuare. L’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro conferisce più libertà di pensiero e di azione. Una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, non compromette la crescita della produttività, anzi ne avvalora il risultato. Ai lavoratori agili viene garantita la parità di trattamento – economico e normativo – rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie! È persino prevista la loro tutela in caso di infortuni e malattie professionali, poiché la legge tutela il lavoratore in tutto e per tutto secondo le modalità illustrate dall’INAIL nella Circolare n.

48/2017.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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