Smart working, contro l’assenteismo: nella PA si continuerà a lavorare da casa?

Con il ricorso allo smart working migliora il benessere dei lavoratori e crollano le assenze per malattia. Il governo pensa di renderlo obbligatorio nella pubblica amministrazione.
5 anni fa
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Con lo smart working crolla l’assenteismo e di conseguenza anche le assenze per malattia. In periodi di lockdown l’Inps ha risparmiato molti soldi per indennizzi da questo punto di vista.

E’ dimostrato dai dati statistici che il lavoratore agile si ammala di meno e, se capita, può essere che per lievi patologie non comunichi nulla al datore di lavoro, continui a lavorare e non “prenda malattia”. Il dipendente da casa, infatti, lavora meglio che in ufficio, è più produttivo e si ammala di meno.

Meno malattia in smart working

Così nel progetto rilancio economico appena presentato al governo dal super manager Vincenzo Colao compaiono indicazioni e suggerimenti per attuare in maniera sistematica lo smart working soprattutto nella pubblica amministrazione. “Monitorare e valutare attentamente l’utilizzo attuale dello Smart Working nel mondo delle Pa – si legge nel rapporto – prima di implementare modifiche alla normativa vigente, che dovranno puntare alla definizione di una disciplina legislativa dello Smart Working per tutti i settori, le attività e i ruoli (manageriali e apicali inclusi) compatibili, con attenzione alla pari fruibilità per uomini e donne, che lo qualifichi come opzione praticabile per aziende e lavoratori, in particolare nell’ottica della creazione di nuova impresa e/o nuovi posti di lavoro“. In altre parole, il lavoro a distanza va promosso e incentivato.

Crolla l’assenteismo

Il lavoro agile dettato da forza maggiore ha quindi messo in evidenza più vantaggi che svantaggi per il lavoratore e il datore di lavoro. Tra i primi per le aziende c’è – come accennato – un incremento della produttività. Sono tante infatti le indagini che dimostrano come gli smart workers, proprio per la possibilità di lavorare da remoto su determinati progetti e in specifiche giornate, siano mediamente più produttivi. Secondo il Politecnico di Milano che ha studiato il cambiamento durante  fase di emergenza sanitaria, l’incremento di produttività è di circa il 15 %.

Non solo, oltre a essere più produttivo, il lavoratore in smart working tende anche a essere meno assente dal lavoro. Sempre il Politecnico di Milano stima, in tal senso, una riduzione del 20% dell’assenteismo, con tutte le conseguenze positive che questo può avere a livello di costi. Infine, il datore di lavoro può avere dei risparmi consistenti per quanto riguarda la gestione degli spazi fisici tradizionali (uffici, studi, ecc.), con gli spazi di lavoro che diventano oggetto di un profondo ripensamento.

Aumenta il benessere dei lavoratori

In smart working aumenta inoltre il benessere del dipendente che, risparmiando il tempo relativo agli spostamenti, può dedicare volentieri qualche minuto in più al lavoro, potendo contare comunque su una quantità di tempo libero maggiore. I minori controlli, inoltre, e il fatto di poter conciliare il lavoro con piccole esigenze domestiche e familiari accresce il benessere del lavoratore, soprattutto della donna, il che si traduce in altrettanti vantaggi per l’azienda. Il lavoratore a casa non dovrà quindi fruire di permessi, assentarsi o, nel caso estremo, prendere giorni di ferie. Se i doveri d’ufficio diventano meno stressanti e pesanti, il lavoratore si stressa e si ammala di meno, come dimostrato dai dati rilevati dall’Inps dei mesi di lockdown per i dipendenti della pubblica amministrazione. Anche i casi di mobbing segnalati e denunciati sono crollati vertiginosamente, proprio perché il clima vessatorio di colleghi e capi non può attecchire se non vi è contatto e presenza in luoghi comuni di lavoro e al cospetto di tutti.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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