Smart working, il nuovo modello di Facebook: anche gli italiani possono candidarsi

Smart working, il nuovo modello di Facebook aperto anche agli italiani: si potrà lavorare anche da e per l'estero.
3 anni fa
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Il CEO di Facebook Mark Zuckerberg ha annunciato che la società consentirà a tutti i dipendenti a tempo pieno di lavorare da casa se il loro è un tipo di lavoro che può essere svolto da remoto. Inoltre, a differenza di altre aziende, che stanno adottando lo stesso approccio ma sempre dentro i confini nazionali, Facebook ha deciso di rompere completamente gli schemi in questo senso.

Interessata ancora una volta a distinguersi come società pionieristica e all’avanguardia, intercettate le nuove esigenze di clienti e dipendenti, permetterà l’accesso allo smart working anche oltre i confini internazionali.

Questo vuol dire, tanto per fare un esempio, che anche un italiano – da casa sua – potrà candidarsi e iniziare a lavorare per la Silicon Valley senza lasciare la propria città permanentemente.

Si tratta di un vero e proprio cambiamento senza precedenti, soprattutto rispetto ai piani annunciati da Facebook nel maggio 2020, quando aveva affermato che avrebbe consentito solo ad alcuni dipendenti, in particolare quelli più anziani ed esperti, di richiedere il lavoro a distanza a tempo pieno.

Smart working, il nuovo modello Facebook

Zuckerberg ha annunciato i nuovi piani attraverso una nota inviata direttamente ai propri dipendenti. Nella stessa il CEO di Facebook parlava di un “ufficio ibrido” e una “configurazione remota“.

“Abbiamo imparato nell’ultimo anno che un buon lavoro può essere svolto ovunque e sono ancora più ottimista sul fatto che il lavoro a distanza su larga scala sia possibile, in particolare perché la presenza di video in remoto e la realtà virtuale continuano a migliorare”, ha scritto Zuckerberg.

Lo smart working, comunque, resterà una scelta opzionale. Facebook, la cui forza lavoro ammonta a circa 60.000 persone, prevede infatti di riaprire la maggior parte dei suoi uffici negli Stati Uniti entro l’inizio di settembre con presenze al 50% della capacità. Qualora l’emergenza sanitaria dovesse rientrare del tutto, inoltre, è probabile che riaprirà completamente entro ottobre.

Zuckerberg ha però specificato che anche i dipendenti che sceglieranno di tornare in ufficio non saranno obbligati a timbrare il cartellino in presenza tutti i giorni. Ciò che importa, in questo caso, è che si svolga il lavoro in presenza almeno la metà delle volte rispetto all’orario full time. Anche l’orario di di entrata e uscita (o inizio e fine turno) sarà flessibile.

Facebook, anche gli italiani potranno lavorare da remoto

Per quanto riguarda lo smart working oltre i confini nazionali, come ha spiegato un portavoce di Facebook, la società consentirà ai dipendenti statunitensi di richiedere il lavoro a distanza in Canada e a quelli in Europa di richiedere il lavoro a distanza nel Regno Unito. A partire invece da gennaio 2022, inoltre, l’azienda consentirà ai dipendenti di spostarsi permanentemente tra sette paesi in Europa.

Per garantire unità di squadra, supportare il team e permettere che si creino legami tra i lavoratori, anche e soprattutto tra quelli a distanza, il colosso della Silicon Valley organizzerà comunque degli incontri in presenza, di tanto in tanto.

“Crediamo che il modo in cui lavoriamo sia più importante del luogo in cui lavoriamo”, ha scritto Facebook nel suo aggiornamento della politica del lavoro a distanza.

“Vogliamo essere il luogo in cui le persone possono svolgere il miglior lavoro della loro carriera garantendo al contempo un’esperienza coerente per i dipendenti, indipendentemente da dove si trovino”, è stato poi aggiunto.

Google e Microsoft hanno svelato schemi ibridi simili per i lavoratori, mentre alcune aziende come Twitter hanno detto ai dipendenti che possono lavorare da remoto a tempo indeterminato. Segno che le cose sono davvero cambiate e che l’approccio al lavoro è diverso, pare che anche Apple stia affrontando la resistenza dei propri dipendenti, restii a ritornare in ufficio dopo la pandemia.

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