Il ricorso allo smart working fa risparmiare soli ai datori di lavoro. Lo sanno bene i privati che stanno spingendo massicciamente verso il lavoro a distanza. Ma se ne è accorto anche il governo che ha attivato sin da inizio pandemia il lavoro a distanza.
Così lo smart working, lavoro agile d’emergenza, durante i mesi della pandemia, ha generato un risparmio considerevole per le pubbliche amministrazioni. Fra amministrazioni centrali, scuola, sanità ed enti locali le stime sono a dir poco incoraggianti.
Cala la spesa pubblica col ricorso allo smart working
Solo per i ministeri, secondo le prime stime della Funzione Pubblica, si tratta di oltre 50 milioni di euro. In dettaglio, si tratta di 18 milioni derivanti dallo straordinario non svolto e 35 milioni dai buoni pasto non goduti.
”Come abbiamo già proposto, puntiamo adesso a riallocare queste somme sulla contrattazione integrativa e, dunque, a beneficio degli stessi dipendenti pubblici“, commenta il ministro della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone. “Ciò significa incentivare la produttività, erogare più formazione o magari allargare il welfare integrativo. Ecco, valorizzare con riconoscimenti concreti i lavoratori delle amministrazioni rappresenta uno degli obiettivi più importanti dello smart working a regime”.
Rendimento maggiore da lavoro a distanza
Secondo gli esperti, il ricorso strutturale allo smart working nelle amministrazioni dello Stato potrebbe far risparmiare molti più soldi. Le stime parlano di addirittura di cifre che potrebbero sfiorare il miliardo di euro. Il costo di mantenimento di uffici pubblici, stabili, magazzini, edifici vari avrebbe un impatto più che positivo sulle casse dello Stato.
E questa potrebbe essere una via consigliata dagli economisti per iniziare a tagliare sui costi (e gli sprechi) della pubblica amministrazione. Più dipendenti pubblici a casa costerebbero molto meno ai datori di lavoro pubblici e il rendimento è confermato che sarebbe più alto.
Chi lavora da casa, poi, si ammala di meno, rischia meno infortuni, ricorre meno a permessi e rende di più potendo conciliare il lavoro con gli interessi familiari.
Due aziende su tre potenzieranno lo smart working
Ma se il settore pubblico si sta muovendo a piccoli passi verso il lavoro del futuro (da casa), i privati sono già un passo avanti. Secondo una recente indagine, poco meno di due aziende su tre modificheranno il modus operandi precedente. Implementando in modo sistematico lo smart working (43%) o incrementando le pratiche di smart working già in atto (18%).
Tra le rimanenti, dopo la pandemia, solo il 6% tornerà alle condizioni preesistenti senza smart working. Il 3% confermerà le policy di smart working già consolidate e il 31% dichiara di trovarsi ancora dentro il processo decisionale su possibili cambiamenti.
Più lavoro da casa e meno in sede
Nel dettaglio, per quanto riguarda il mix tra lavoro in sede e lavoro a distanza su base settimanale, per il 35% delle aziende interpellate il lavoro delocalizzato sarà, in proporzioni diverse, comunque prevalente rispetto al lavoro in sede.
Il 39% delle aziende prevede invece più prudentemente due giorni su cinque di smart working. Un altro 13% infine si sta orientando per un solo giorno di erogazione della prestazione lavorativa in luogo diverso dalla sede dell’azienda.
Google estende smart working fino a settembre 2021
Fra gli esempi mondiali di sviluppo dello smart working vale la pena ricordare Google. La big tech americana ha infatti deciso di prolungare il lavoro da remoto per i propri dipendenti, facendoli tornare in ufficio solo il prossimo autunno e non più in estate come pianificato in precedenza.
Allo stesso tempo Google sta pensando di testare un nuovo modello di lavoro pilota, che vedrà i dipendenti lavorare in sede almeno tre giorni a settimana, continuando invece da remoto per il resto del tempo.
Le società di tutto il mondo sono passate allo smart working all’inizio dell’anno per cercare di contenere la diffusione del coronavirus. Ma adesso, mentre i primi vaccini per il Covid-19 iniziano ad essere distribuiti, le aziende stanno cercando di comprendere quando e se far tornare in sede i lavoratori.