Smart working e pubblica amministrazione. Un abbinamento che non suona bene e non dà i risultati attesi. Nel settore privato, al contrario, il ricorso al lavoro agile è stato molto più proficuo.
A distanza di più di otto mesi dal ricorso massiccio allo smart working nella pubblica amministrazione, i risultati sono insoddisfacenti. A cominciare dalle scuole per finire agli enti locali, passando per l’Inps. La maggior parte di coloro che hanno avuto a che fare con gli uffici pubblici in questi lunghi mesi di lockdown hanno riscontrato disagi e risultati insoddisfacenti.
Lo smart working nella pubblica ammonistrazione
Gli uffici pubblici sono stati letteralmente abbandonati, e il servizio di consulenza telefonica (quando qualcuno risponde) lascia a desiderare sulla qualità delle risposte ricevute. In più vi sono ritardi incredibili nello svolgimento delle pratiche. E mentre il settore privato si organizza per ottimizzare le risorse e tagliare le spese inutili, i sindacati organizzano lo sciopero del pubblico impiego in piena emergenza pandemica.
Non si tratta di inefficienza dello smart working, ben inteso. Ma di profonda disorganizzazione dei servizi e delle risorse che parte dai piani alti dei ministeri per finire all’ultimo ufficio pubblico comunale lasciato completamente abbandonato in attesa di tempi migliori. Tanto al Sud, come al Nord. E’ chiaro che ne va ovviamente dell’efficienza del servizio.
I disagi dell’Inps
Ne è un esempio lampante l’Inps. Istituto che rappresenta il fiore all’occhiello della pubblica amministrazione in Italia per uso di tecnologie e strumentazioni informatiche, non è stato in grado di dare risposte tempestive all’utenza col ricorso allo smart working. Durante la prima ondata pandemica del 2020, il sito internet è andato letteralmente in blocco a causa dei numerosi accessi da parte degli utenti. Come ha recentemente spiegato il presidente del Civ Inps
“il sistema informatico non è stato tarato a sufficienza per lavorare milioni di domande. D’altro canto, l’informatica da sola non basta a sciogliere le pratiche complicate, quelle col codice fiscale che non torna, l’azienda con più posizioni da verificare e così via. Un difetto di comunicazione senz’altro c’è stato, con rimbalzi di mail e tutto da remoto. Derogare alle macchine non sempre aiuta“.
Parole sante che la dicono lunga sulla profonda disorganizzazione dell’istituto di previdenza. Siamo all’avanguardia per sistemi tecnologici, per ricorso allo smart working, ma se poi alla base mancano competenze, conoscenze, formazione e organizzazione, non si va da nessuna parte – rimarcano gli esperti -. Eppure i dirigenti statali in Italia sono super pagati. Così come i dipendenti della pubblica amministrazione che mediamente percepiscono una retribuzione annua superiore del 27% rispetto ai colleghi del settore privato. E senza il rischio di perdere il lavoro per crisi da Covid.
Smart working: il dramma della scuola
Anche nella scuola la tecnologia e lo smart working hanno funzionato bene, Il problema, però, è tutto quello che sta intorno alla didattica a distanza che si è rivelato un assoluto caos organizzativo e amministrativo. Alla ripresa dell’attività scolastica a settembre 2020, alcune scuole non hanno potuto riaprire perché mancavano i riscaldamenti o le aule erano inagibili. Molte, non avevano ancora ricevuto i controversi banchi a rotelle, mentre altre non avevano provveduto a pulire e sanificare le classi.
Tutti disservizi nati da motivi differenti, ma accomunati da un unico problema. I responsabili dei rispettivi processi amministrativi non erano fisicamente presenti e rintracciabili, pur essendo formalmente in servizio (a distanza).
Servizi PA inefficienti
Va da sé che il quadro riscontrato nella scuola è comune a tutte le amministrazioni pubbliche. Chi ha la sventura di imbattersi in un procedimento fiscale va incontro a problemi insormontabili di stile kafkiano. La possibilità di parlare di persona con gli uffici amministrativi è sostanzialmente azzerata, il dialogo digitale è quasi inesistente e mancano le chat.
E così anche per quanto riguarda l’amministrazione giudiziaria dove il processo civile telematico ha consentito già da qualche tempo di spostare sul digitale alcuni importanti adempimenti. Altrimenti ci sarebbe stata una vera paralisi di tutto il sistema. Insomma, lo smart working nella pubblica amministrazione, fino ad oggi, si è rivelato utile solo per far risparmiare soldi allo Stato, ma per il resto si è rivelato un disastro. Si è fatto un passo indietro anziché uno in avanti.