Smettere di lavorare dopo 39 anni di carriera, ecco pensioni e indennità INPS da sfruttare

In pensione dopo aver preso l'indennità Inps di disoccupazione? Come programmare l'uscita anticipata con quota 41 lavoratori precoci.
3 settimane fa
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quota 41 pensione
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Programmare la pensione è una scelta logica per chi ha già accumulato diversi anni di versamenti, anche per chi ha usufruito dell’indennità INPS. Chi ha pochi contributi, infatti, non potrà fare altro che attendere i 67 anni per la pensione di vecchiaia. Che si ottiene con almeno 20 anni di contributi. Chi, invece, ha molti più anni alle spalle, può iniziare a pianificare l’uscita dal mondo del lavoro nei prossimi anni. In alcuni casi, è persino possibile smettere di lavorare subito, sfruttando alcune misure pensionistiche e beneficiando di ammortizzatori sociali e misure assistenziali.

Ovviamente, non si intende suggerire di lasciare il lavoro per usufruire dell’Assegno di Inclusione (ex Reddito di Cittadinanza), anche perché chi ha lavorato di recente non rientrerebbe nei requisiti ISEE per accedere a tali sussidi. Oggi parliamo di una misura pensionistica che, combinata con un ammortizzatore sociale, può essere sfruttata in modo particolare: la quota 41 per i lavoratori precoci.

Il caso di un lettore: smettere di lavorare con 39 anni di contributi

“Buonasera, sono un lavoratore che ha raggiunto 39 anni di contributi. Volevo chiedervi se è possibile realizzare quello che ho in mente, anche se non ne sono sicuro. Il mio datore di lavoro mi ha detto che, se voglio, mi può licenziare. Dato che lavoro con lui da molto tempo, credo di avere diritto a 24 mesi di Naspi. Avevo quindi pensato di sfruttare questi due anni di disoccupazione e, avendo i requisiti per la quota 41 precoci, andare in pensione tra fine 2026 e inizio 2027. Secondo voi, è fattibile?”

Smettere di lavorare dopo 39 anni: pensione e indennità INPS da sfruttare

Analizzando il quesito, possiamo affermare che il lettore ha in mente un piano effettivamente realizzabile. La sua strategia si basa sulla quota 41 per i lavoratori precoci, una misura che sarà attiva anche nel 2025, ma che può essere pianificata già oggi per il 2027.

Nonostante le discussioni sulla possibilità di estendere la quota 41 a tutti, quella per i lavoratori precoci continua a essere molto apprezzata, come dimostra il caso del nostro lettore. Questa misura consente di andare in pensione senza vincoli di età, a condizione di aver raggiunto 41 anni di contributi. Tuttavia, è riservata a determinate categorie: lavoratori in attività gravose, disoccupati, caregiver e invalidi.

Il nostro lettore, con 39 anni di contributi, può realisticamente puntare alla quota 41 per i precoci, indipendentemente dal fatto che la misura venga sostituita dalla quota 41 per tutti.

Licenziamento, indennità INPS e pensione: la quota 41 per i precoci

Se il lettore venisse licenziato dal suo datore di lavoro, potrebbe beneficiare della Naspi per 24 mesi, come ha ipotizzato. Non potrebbe invece accedere alla Naspi in caso di dimissioni volontarie senza giusta causa. Una volta ottenuta la Naspi, potrebbe diventare un potenziale beneficiario della quota 41 per i precoci. Infatti, la misura prevede che, dopo aver terminato di percepire la Naspi, si debbano attendere tre mesi prima di poter accedere alla pensione con la quota 41.

C’è però un aspetto importante da verificare: il lettore deve essere in grado di raggiungere i 41 anni di contributi, contando anche i contributi figurativi della Naspi. Inoltre, tra i 41 anni di contributi devono esserci almeno 35 anni di contributi effettivi (escludendo i periodi di disoccupazione e malattia) e almeno un anno di contributi deve essere stato versato prima del compimento dei 19 anni, per poter essere considerato un lavoratore precoce.

Nel caso in cui il lettore raggiunga i 41 anni di contributi grazie ai due anni di Naspi, dovrà verificare di soddisfare tutti questi requisiti.

Ultimi chiarimenti per ottenere la pensione dopo la Naspi

In sintesi, chi oggi perde il lavoro involontariamente e ha diritto alla Naspi può rientrare nei requisiti per la quota 41 per i lavoratori precoci. Grazie ai mesi di Naspi, potrà essere accompagnato alla pensione.

Per chi ha diritto a 24 mesi di Naspi a partire dal 2024, la pensione arriverebbe nel 2027. Bisogna però considerare che tra la fine della Naspi e la possibilità di presentare domanda di pensione devono trascorrere tre mesi. Quindi, l’interessato dovrà attendere questo periodo prima di poter fare richiesta per la quota 41 per i lavoratori precoci.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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