I rendimenti dei titoli di stato italiani stanno salendo con estrema velocità negli ultimi mesi. Nessuno forse si sarebbe aspettato all’inizio di quest’anno che il BTp a 10 anni avrebbe reso il 3% a distanza di così breve tempo. Il trend è globale, ma l’allargamento dello spread segnala che stia colpendo particolarmente l’Italia. Per i piccoli risparmiatori è l’occasione dopo anni di tassi a zero di tornare a impiegare la liquidità in maniera più fruttifera. Tuttavia, per il momento i benefici appaiono risibili, a causa dell’esplosione dell’inflazione.
Due Social Bond CDP 2029 e 2030
Per Social Bond s’intendono le emissioni di debito, nello specifico della CDP, che vanno a finanziare iniziativa con finalità ambientali e di sostenibilità, in generale. La CDP è un’entità controllata dal Tesoro per l’82,77% del capitale. Per il resto è in mano alle Fondazioni bancarie. Di fatto, la “longa manus” del Tesoro per fare politica industriale. Il suo debito è assimilabile in tutto e per tutto ai titoli di stato per grado di rischio. Fatto sta che sui mercati rende a premio, in quanto gli investitori scontano un rischio di credito, pur minimo, superiore a quello dei bond sovrani.
Il Social Bond con scadenza giugno 2029 e cedola fissa lorda 0,75% (ISIN: IT0005451197) nella seduta di venerdì quotava sul secondario in area 87,70 centesimi. A questo prezzo, offriva un rendimento lordo superiore al 2,8%. Esso si confronta con il 2,6-2,8% offerto dai BTp di pari durata. Il premio è in questo caso molto ridotto, ma esiste. Invece, se ci spostiamo sulla scadenza febbraio 2030 e cedola fissa lorda 1% (ISIN: IT0005399586), anch’essa con una quotazione in area 87,70 centesimi, il rendimento sale al 2,96%.
Rischio di credito uguale ai BTp
Formalmente, CDP è un ente sottoposto alla disciplina civilistica, per cui questi Social Bond non possono essere considerati assimilabili al debito pubblico. Ma nei fatti lo sono. Pensate che il governo farebbe mai fallire una sua creatura? Se lo facesse, a rischio vi sarebbe la reputazione del suo stesso debito. Dunque, il premio preteso dal mercato equivale a un plus a favore dell’obbligazionista, a fronte dello stesso grado di rischio sostanziale.