E’ arrivata un’emissione obbligazionaria che farà bene allo sport italiano. E’ stata effettuata nella giornata di ieri dall’Istituto per il Credito Sportivo, la banca del Tesoro che finanzia gli impianti sportivi in Italia. Il suo capitale è per l’80% in mano al Ministero di economia e finanze, per il 7,7% del Coni e per il 2,2% di CDP Reti. Solamente per il restante 10% è in mano agli investitori privati. Ieri, ha collocato sul mercato un Social bond per l’importo di 300 milioni di euro e in scadenza il 31 ottobre 2025.
L’aspetto più interessante riguarda il rendimento offerto: +200 punti base sul BTp a 3 anni, che nelle ultime sedute precedenti al collocamento ha viaggiato in area 3,40%. Pertanto, il Social bond dovrebbe rendere il 5,40%, sebbene sia possibile che alla fine il pricing esiti un rendimento più basso, magari al 5,30%. In ogni caso, sembra a tutti gli effetti un affare.
Dicevamo, Credito Sportivo è una banca controllata dallo stato. E’ sottoposta alla stessa regolamentazione vigente per le altre banche, ma ha dalla sua un CET1 al 75%. Pensate che le migliori banche private sfoggiano un grado di patrimonializzazione del 15-20%. Dunque, l’istituto è solidissimo. Del resto, finanzia soggetti mirati, vale a dire i proprietari di impianti sportivi.
Social bond, ecco i rischi
Quanto al rating, S&P e DBRS dovrebbero assegnargli rispettivamente BBB- e BBB, un gradino in meno del giudizio sovrano. Ciò spiega l’elevato rendimento. In effetti, tra il 2012 e il 2018 Credito Sportivo è stato sottoposto ad amministrazione straordinaria. Resta il fatto che ottenere un rendimento sopra il 5% per una scadenza di soli 3 anni sia qualcosa di estremamente interessante.
Il problema consiste semmai nel taglio minimo di 100.000 euro. Praticamente, per acquistare il Social bond bisogna possedere grossi capitali. Nei fatti, l’investimento è rivolto agli investitori istituzionali (banche, assicurazioni e fondi).
C’è un rischio concreto a cui possono andare incontro gli investitori nel Social bond. Dato l’importo limitato dell’emissione, non è certo che si sviluppi un mercato secondario per lo scambio dei titoli. Se la liquidità restasse bassa, quindi, si avrebbero difficoltà a rivendere l’obbligazione prima della scadenza. E ciò comporta la possibilità di dover attendere parecchio tempo prima di trovare un acquirente e verosimilmente a prezzi nettamente inferiori a quelli teorici di mercato.