Se dovessimo riassumere con un’immagine l’estate del 2023, probabilmente sarebbe quella scattata a Valona e che ritrae la premier italiana Giorgia Meloni e il premier albanese Edi Rama. Pur essendo socialista, cioè di una parrocchia politica contrapposta alla destra, quest’ultimo ha dichiarato di stravedere per la nostra premier, definendola “sorella d’Albania” e auto-definendosi “fratello d’Italia”. Il legame storico tra i due paesi è stato sempre innegabilmente forte. Quest’anno, l’incontro quasi improvvisato tra i due capi di governo ha assunto una valenza molto più pregnante e che riguarda il turismo.
Tirana verso nuovo record di presenze
Meloni, che proprio in Puglia ha deciso di trascorrere quest’anno le vacanze estive insieme alla famiglia, ha difeso ovviamente questo angolo di terra italiana dalle critiche fin troppo aspre che l’hanno colpita quasi inaspettatamente dopo anni di elogi. Non a caso, il governatore Michele Emiliano ha ringraziato. Ma c’è del vero quando si afferma che in turismo in Albania stia crescendo anche (in parte) a spese dell’Italia. E’ percepita da molti italiani (e non solo) un’alternativa “low-cost”, un po’ com’è stato nell’ultimo decennio la Croazia. A proposito, l’ingresso della Croazia nell’euro è probabile che abbia sostenuto eccessivamente i prezzi e ridotto qualche prenotazione.
L’anno scorso per il turismo in Albania è stata un’annata record con 7,5 milioni di ingressi dall’estero. Per quest’anno ci si attende si centrare l’obiettivo dei 10 milioni. Il dato risulta evidentemente assai inferiore rispetto ai circa 68 milioni previsti nel nostro Paese. Anche se questa cifra non sarà stata raggiunta, in ogni caso le presenze rimarrebbero un multiplo di quelle albanesi. C’è una differenza di cui tenere conto: il confronto lo stiamo effettuando con un territorio grande poco più della Sicilia e con una popolazione che non arriva a 3 milioni di abitanti.
Turismo Albania, ragioni del successo
A cos’è dovuto questo boom? Lo ha spiegato lo stesso Rama nel corso di un’intervista rilasciata a La7. Il premier albanese parla perfettamente l’italiano, come del resto gran parte dei suoi connazionali. Ha detto che l’aumento dei turisti di anno in anno è legato alla mutata percezione che la gente all’estero sta avendo del suo paese. Non è più considerato pericoloso e in preda a bande di criminali. Ha altresì riconosciuto che serviranno ulteriori progressi per offrire resort di lusso e di attendersi che i prezzi saliranno anche lì per via dell’alta domanda.
In effetti, i prezzi sono cresciuti del 15% quest’anno per il comparto del turismo in Albania. Il punto è che partono da livelli assai inferiori ai nostri, i quali sono saliti forse anche più velocemente. Dunque, Tirana resta una meta “cheap”. E tra inflazione alle stelle e stipendi al palo, il numero di europei a puntare su destinazioni economiche e al contempo belle è schizzato. A farne le spese persino la Francia, che resta palma d’oro per presenze nel mondo.
In Albania il pernottamento in un albergo a 4 stelle può aversi già a 30 euro. Nelle aree turistiche i servizi per gli stranieri ci sono tutti, anche se spostandosi nelle aree interne si nota ancora molto degrado. L’Italia ha tutte le caratteristiche, comunque sia, per differenziarsi dal paese amico. Il nostro non è solo un paese di spiagge, sole e montagne. L’offerta storico-culturale e architettonica non ha eguali al mondo. Certamente, la piccola Albania non può neppure immaginare di competere su questo piano.
Italia vittima di rendite di posizione
Come abbiamo già spiegato in un altro recente articolo, il problema italiano consiste nel non avere idea di quale tipologia di turismo offrire.
E’ vero che sia rimasta vittima dello sfogo di milioni di famiglie in preda al carovita, ma d’altra parte i prezzi nei lidi e nei ristoranti hanno raggiunto livelli insostenibili per il turismo domestico. Il governo non può immaginare di intervenire in ogni campo a gamba tesa e imponendo limitazioni per legge a prezzi e tariffe. L’unica soluzione valida resta di accrescere la concorrenza, che si tratti di stabilimenti balneari, compagnie aeree e tassisti. C’è una parte dell’Italia che pretende di vivere grazie a rendite di posizione di cui si avvantaggia da decenni. Sta bloccando la crescita economica e dando un’immagine pessima del Bel Paese. Se non sarà il legislatore a pensare di rimuovere tali privilegi, i turisti ci sanzioneranno con i piedi. Tirana è ad un’ora di volo da Bari, La Valletta a 45 minuti da Catania.