Anche i soldi in banca incidono sull’ISEE. E questa non è certo una novità. Tutti lo sanno perché nel momento in cui il contribuente va al CAF o al Patronato a presentare la DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) porta il saldo e la giacenza media dei conti correnti, delle carte di credito, delle carte di debito e di qualsiasi altra forma di risparmio o deposito sia bancario che postale. Anche i soldi in banca incidono, e lo fanno tenendo in considerazione ciò che c’era in media e il 31 dicembre, dei due anni precedenti quello in cui si presenta la DSU.
Diverse le problematiche con l’ISEE dei contribuenti, anche quelle dei soldi in banca
Ma i casi dei contribuenti sono davvero tanti, e necessitano di opportune spiegazioni. Come quelli di alcuni nostri lettori che ci scrivono in vista del rinnovo dell’ISEE del 2023.
“Salve, mi chiamo Rodolfo e innanzi tutto volevo complimentarmi con voi per il lavoro che svolgete. Volevo chiedervi che rischi corro visto che ho da rinnovare l’ISEE come tutti a gennaio. Sono padre di una bambina di 10 anni e quindi prendo l’assegno unico e universale. Ma nel 2021 avevo dei soldi in banca che poi ho speso per sistemare casa e che quindi oggi non ho più. Mi dicono che quei soldi, che nel 2021 erano stati accreditati come TFR dalla mia vecchia azienda per cui lavoravo, finiranno con l’incidere sull’ISEE. Corro il rischio di prendere meno di assegno unico giusto?”
“Buonasera sono una madre single di una figlia di 10 anni. Per continuare a percepire nel 2023 l’assegno unico sui figli a carico devo rinnovare l’ISEE.
ISEE 2023, il rinnovo è obbligatorio per prendere ancora le prestazioni godute nel 2022
L’ISEE è diventato un documento di dominio pubblico perché prima era utilizzato soprattutto da singoli e famiglie indigenti per prendere bonus, agevolazioni e prestazioni assistenziali, mentre adesso riguarda anche molti lavoratori non necessariamente a basso reddito. L’assegno unico e universale sui figli a carico è stata la misura che più di ogni altra ha prodotto l’aumento esponenziale dell’utilizzo dell’ISEE. L’indicatore della situazione economica equivalente serve per determinare la giusta corresponsione dell’assegno unico delle famiglie. Non serve per il diritto all’assegno unico che prescinde di fatto dall’ISEE. Serve per determinare l’importo da prendere da parte del contribuente. Infatti fino a 15.000 euro la famiglia interessata può percepire l’importo massimo di 175 euro (al netto di eventuali maggiorazioni). Sopra 15.000 euro di ISEE la soglia scende, fino ad arrivare a quella minima da 50 euro al mese a figlio per ISEE sopra i 40.000 euro (o in assenza di DSU).
Cosa incide sull’ISEE di una famiglia
L’ISEE esce fuori dalla DSU della famiglia, su cui sono riportati tutti i dati reddituali e patrimoniali di ciascun componente il nucleo familiare. Più è numeroso il nucleo familiare più abbassa l’ISEE, a parità di redditi e patrimoni naturalmente. Sull’ISEE incide il numero dei componenti la famiglia e incide anche la scala di equivalenza che è strettamente collegata proprio alla composizione del nucleo familiare.
Soldi in banca, cosa si rischia per la DSU?
Saldo e giacenza media dei conti correnti in banca o alle Poste per l’ISEE che i contribuenti andranno a rinnovare a gennaio 2023, devono essere quelli dell’anno 2021. Come per l’ISEE 2022 lo sono stati quelli del 2020. E in entrambi i quesiti esce fuori l’anomalia di questa regola. Con contribuenti e famiglie che devono riportare dati patrimoniali che oggi potrebbero essere radicalmente cambiati. Ereditare soldi da un parente defunto, o il TFR, o qualsiasi altra fonte di denaro lecita, porta inevitabilmente ad avere delle conseguenze per l’ISEE. Molto dipende dall’ammontare di questi soldi. Anche se a dire il vero se l’oggetto del contendere è l’assegno unico, rischi gravi non ce ne dovrebbero essere ad avere più soldi in banca nel 2021, vista la scarsa incidenza della componente patrimoniale per l’ISEE.
Fosse stato invece il reddito di cittadinanza, tutto cambiava. Il sussidio infatti ha un requisito aggiuntivo da rispettare che è quello delle dotazioni mobiliari. Oltre a far aumentare l’ISEE, il patrimonio in banca o alle Poste per un singolo che vuole prendere il reddito di cittadinanza non deve superare 6.000 euro, altrimenti niente sussidio.
Gli esempi pratici di come incide la componente patrimoniale
Per esempio, per poter percepire interamente l’assegno unico la nostra lettrice non dovrà superare 15 mila euro di ISEE.
Va ricordato però che nel momento in cui i soldi in banca superano i limiti della franchigia anche di un solo euro, l’intero ammontare dei soldi in banca finiscono con l’essere considerati ai fini ISEE. La franchigia è pari a 15.493,71 euro. Significa che l’ISEE non viene intaccato da dotazioni bancarie fino a questa soglia. Ma come ricordavamo prima, parliamo di Indicatore ISEE e non di reddito di cittadinanza dove basta avere un euro in più di 6.000 euro in banca per perdere il sussidio.
Cosa accade per una famiglia di due componenti
Se una famiglia è composta da due componenti la scala di equivalenza è pari a 1,57 (1 per un componente, 2,04 per tre componenti, 2,46 per quattro componenti, 2,85 per cinque componenti del nucleo familiare. In più, 0,20 per ogni figlio minorenne, 0,50 con disabili e così via dicendo). La scala di equivalenza della nostra lettrice sarebbe 1,77. Con 15.000 euro di reddito e 10.000 euro in banca, quindi sotto franchigia, l’ISEE verrebbe fuori dividendo il reddito totale (15.000 euro) per la scala di equivalenza. In tutto 8.475 euro di ISEE. Avesse avuto 20.000 euro di soldi in banca, al reddito si dovevano aggiungere 901 euro (il 20% della differenza tra 20.000 euro e la franchigia di 15.493,71 euro). L’ISEE in questo caso saliva a 8.983 euro, poco più di 500 euro in più.