Non è certo una rarità il caso dell’INPS che chiede al pensionato la restituzione delle somme indebitamente percepite. Le lettere che arrivano ai pensionati da parte dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale sono molto diffuse e, oltre a mandare il bollettino con QR Code per restituire le somme indebitamente percepite, può contenere anche altro. A volte c’è la segnalazione che anziché un versamento e una restituzione immediata, l’INPS annuncia l’imminente inizio di trattenute mensili sulla pensione per recuperare il dovuto.
Lettere INPS e pensione messa a rischio, come fare in questi casi?
In ogni caso, si tratta di lettere che un pensionato non può non tenere in considerazione. Perché i rischi nel lasciare trascorrere i termini entro cui adoperarsi, ce ne sono. Un tipico esempio è quello che sta accadendo al nostro lettore che ci ha chiesto spiegazioni con un quesito via email. Un lettore che però ha tutte le carte in regola per mettere a posto la situazione.
“Ho ricevuto una lettera dall’INPS con cui mi hanno mandato un bollettino per restituire oltre 3.000 euro di pensione. Perché pare non ho comunicato i redditi che sono necessari per permettere all’INPS di pagarmi la prestazione. Ho un assegno sociale di circa 500 euro al mese e mio marito tra pensione italiana e pensione estera prende 600 euro. Non comprendo la richiesta, ma sto presentando da sola la domanda di ricostituzione che mi hanno suggerito di fare per mettere a posto la situazione. Mi spiegate cosa devo richiedere nella domanda vista la enorme mole di informazioni che mi chiedono?”
Modello RED non presentato? Ecco le conseguenze dell’inadempimento
Tutto parte sempre dalla comunicazioni reddituali obbligatorie per molti pensionati ma che spesso non vengono presentate dai diretti interessati.
L’INPS può chiedere la restituzione delle somme indebitamente percepite, o almeno considerate indebite in assenza del modello RED. Perché se non si aderisce a questa campagna reddituale, si materializza la presunzione di non spettanza delle somme aggiuntive sulla pensione, che sono sempre collegate al reddito del pensionato.
Soldi da restituire ma anche sospensione della prestazione
Alla nostra lettrice, probabilmente perché titolare di assegno sociale e quindi non pignorabile, l’INPS chiede il pagamento diretto delle somme indebitamente percepite. In altri casi ci segnalano di un Istituto Previdenziale che segnala l’avvio delle trattenute mensili sulla pensione, sotto forma di rateizzazione delle somme indebitamente percepite. Altri casi ancora invece, parlano di pensioni sospese, sia interamente che per la parte relativa a maggiorazioni sociali e integrazioni al trattamento minimo.
Queste sono le conseguenze a cui vanno incontro i pensionati inadempienti di fronte al modello RED. Una volta finiti in questo “girone dantesco”, la soluzione unica è la domanda di ricostituzione della pensione. E la nostra lettrice l’ha perfettamente individuata per risolvere il suo problema. Ma la domanda di ricostituzione non è semplice da presentare, soprattutto da chi non vuole utilizzare il Patronato ma vuole fare tutto autonomamente con le credenziali SPID, CIE o CNS e per il tramite dei servizi digitali dell’Istituto Previdenziale.
Come presentare la domanda di ricostituzione per risolvere problemi sulla pensione
La domanda di ricostituzione in genere si utilizza quando un pensionato chiede all’INPS di ricalcolare la pensione alla luce di novità sopraggiunte o per risolvere problematiche relative agli importi della prestazione. E il caso di pensioni sospese, tagliate o pignorate per questioni inerenti le comunicazioni reddituali periodiche obbligatorie è uno di questi. Prima di tutto va scelta la motivazione che spinge alla necessità del modello RED. E i casi collegati a situazioni come quelle della nostra lettrice presuppongono una ricostituzione per motivi reddituali o una ricostituzione collegata a sospensione per via dell’articolo 35, comma 10-bis del DL n° 207/2008. Si tratta della normativa di riferimento da cui scaturisce il fatto che “in assenza delle comunicazioni reddituali (RED) scatta la revoca definitiva delle prestazioni aggiuntive alle pensioni”.
Cosa bisogna chiedere con la domanda di ricostituzione della pensione all’INPS
La domanda di ricostituzione si può presentare scegliendo le annualità reddituali da comunicare. Si può andare a ritroso dal 2023 e in genere meglio segnalare tutti i redditi a partire da quelli dell’ultima comunicazione RED effettivamente prodotta. Nella domanda di ricostituzione vanno inseriti prima di tutti i dati del coniuge. Il sistema permette di ricercare il coniuge semplicemente inserendo il codice fiscale di quest’ultimo. E poi vanno inseriti tutti i redditi del titolare della prestazione e del coniuge, diversi dalle pensioni che l’INPS eroga a tutti e due e di cui evidentemente l’Istituto Previdenziale è già a conoscenza. Occhio ai redditi degli immobili, con le differenze su prima casa e altre proprietà immobiliari. E occhio alle prestazioni diverse come possono essere le pensioni dirette erogate da Stati Esteri.
Perché omettere informazioni reddituali di questo genere nella domanda di ricostituzione, espone al rischio di falsa dichiarazione. E se l’INPS avvia i controlli, il rischio di subire danni maggiori della semplice sospensione della parte di pensione collegata al reddito, è elevato.
La domanda di ricostituzione e le somme aggiuntive sulla prestazione pensionistica
Con la ricostituzione il pensionato può chiedere, spuntando la casella, il trattamento minimo, l’incremento al milione (aumento della pensione, oltre il trattamento minimo, per persone disagiate) o le maggiorazioni sociali. Ma sempre tramite la ricostituzione l’interessato può chiedere il trattamento famiglia, la maggiorazione derivante dalla legge 140/1985, art.6 o quella derivante dalla legge 544/1988 (ex combattenti).
Se si vuole completare la procedura non lasciando niente di sospeso, oltre alle questioni reddituali e alle richieste collegare al reddito, nella ricostituzione si possono chiedere anche l’incremento dell’anzianità contributiva di due mesi per ogni anno di servizio effettivo svolto dopo il riconoscimento dell’invalidità come previsto dall’articolo n° 80 della legge 388/2000. Oppure la maggiorazione contributiva che spetta a chi è stato esposto per lavoro, all’amianto.