Soldi sul conto: se sono troppi rispetto allo stipendio scatta il Risparmiometro

Troppi soldi sul conto rispetto allo stipendio medio e alle entrate dichiarate: può scattare il Risparmiometro. Ecco come funziona e che cosa si rischia.
7 anni fa
1 minuto di lettura

Non bastava il Redditometro a terrorizzare i contribuenti: è pronto l’algoritmo per il Risparmiometro. Come dice il nome si tratta di controlli fiscali sui risparmi, ovvero sui soldi sul conto corrente. Se sono troppi rispetto allo stipendio medio o alle entrate dichiarate, se si fanno troppi movimenti sul conto o, al contrario, non si fanno proprio transazioni e si lascia la giacenza intatta nel lungo termine, il Fisco può insospettirsi e far partire i controlli. Tutta la verità sui soldi sul conto corrente: come gestirli e chi li controlla.

Risparmiometro: quali conti a rischio

L’algoritmo del Risparmiometro è stato pensato per passare in rassegna conti corrente ma anche deposito titoli e/o obbligazioni, conto a deposito a risparmio libero vincolato, rapporto fiduciario, gestione collettiva del risparmio, gestione patrimoniale, certificati di deposito e buoni fruttiferi, conto terzi individuale e globale. Nel mirino del Fisco anche gli estratti conto di carte di credito, prodotti finanziari emessi dalle assicurazioni, compravendita frequente di oro o altri metalli preziosi. Lo scopo è quello di stilare delle “liste selettive” di contribuenti a rischio evasione fiscale.

E’ vero che scatta la tassa sui conti corrente?

A proposito del Risparmiometro su internet si è parlato anche di “tassa sui conti corrente”: bufala o verità? La definizione appare impropria ma non del tutto inventata. Troppi soldi sul conto lasciati in giacenza senza che il lavoratore ne usufruisca (sebbene abbia rid bancario per l’accredito dello stipendio) possono far nascere il sospetto che ci sia un secondo lavoro in nero o altre entrate costanti non dichiarate e quindi possono far scattare una tassazione arbitraria aldilà di quanto dichiarato. Attenzione però perché questo non vuol dire che le Entrate possono applicare «presunzioni assolute»: il contribuente deve sempre essere messo nella condizione di fornire le proprie giustificazioni del caso. Se però mancano spiegazioni valide, ecco allora che il risparmio viene equiparato a reddito e come tale tassato.

La logica è sempre la stessa alla base del Redditometro: “chi guadagna 100 non può spendere 200”; solo che nel caso del Risparmiometro sarebbe più corretto dire “chi guadagna 100 e spende 100 non può non intaccare minimamente lo stipendio”.

Se hai ricevuto un accertamento strano dall’Agenzia delle Entrate e vuoi raccontarci la tua storia o chiedere una consulenza scrivi alla redazione di InvestireOggi per contattare l’autrice di questo articolo: [email protected]

Alessandra De Angelis

In InvestireOggi.it sin dal 2010, svolge il ruolo di Caporedattrice e titolista, e si occupa della programmazione e selezione degli argomenti per lo staff di redazione.
Classe 1982, dopo una laurea in giurisprudenza lavora all’estero per poi tornare in Italia. Cultrice dell'arte della scrittura nelle sue diverse declinazioni, per alcuni anni si è anche occupata di Content Seo per alcune aziende del milanese.

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