Azioni legali contro i vecchi amministratori?
Con un’onesta rara nel panorama dirigenziale italiano, Fossa ha centrato esattamente i mali del gruppo editoriale che presiede, ovvero la sua perdita di identità e la proprietà. Vi ricordate un nostro articolo di qualche tempo fa, dove scrivevamo esattamente le stesse cose? Allora, addebitammo la crisi del quotidiano proprio a una linea editoriale sciatta del direttore Napoletano, peraltro rispondente alle esigenze “politiche” della proprietà, cioè di Confindustria, sempre più legata ai governi di turno e meno alla rappresentanza di interessi del settore produttivo privato.
Confermando la volontà di fare chiarezza a tutto campo, il presidente ha anche annunciato di non volere attendere i tempi della magistratura e se ve ne saranno le condizioni, vorrebbe esperire un’azione legale contro i vecchi amministratori, ma avvertendo che le banche dovranno dare una mano, perché nel prossimo futuro Il Sole 24 Ore avrà bisogno del loro sostegno. (Leggi anche: Crisi Sole 24 Ore, paga un’informazione sciatta)
Il passo indietro di Confindustria sarebbe storico
E mentre le indagini dei magistrati sugli abbonamenti fake e le copie cartacee mandate al macero vanno avanti, dalla stessa società emergerebbe un ruolo improprio dell’ex direttore Napoletano, il quale partecipava ai consigli di amministrazione e che pare che non avrebbe mai fornito cifre dettagliate sui piani editoriali. Il boom in borsa del titolo è da collegarsi anche alle voci di un interessamento da parte dei francesi di Vivendi, oggi azionisti di riferimento di Telecom Italia. Anche un fondo cinese avrebbe mostrato interesse a investire nel gruppo, sebbene da Confindustria sia arrivata una chiusura (per adesso) a entrambi gli investitori.
Se gli industriali decidessero di diluire la loro quota anche solo parzialmente, sarebbe una rivoluzione per il primo quotidiano economico italiano. Una proprietà più variegata o persino un suo cambio potrebbe sganciarlo dalla necessità di essere sempre e comunque cassa di risonanza dell’intreccio tra interessi di Confindustria e quelli del governo italiano.