Le obbligazioni subordinate Veneto Banca a tasso variabile 21 giugno 2017 (isin IT0004241078) non sono state rimborsate. Come noto il pagamento del bond Lower Tier II emesso 10 anni fa per 150 milioni di euro è stato bloccato con un decreto del Consiglio dei Ministri avente carattere di urgenza lo scorso venerdì 16 giugno.
Il decreto si inserisce – secondo gli esperti – in un quadro più generale che coinvolge le obbligazioni subordinate bancarie nell’ambito del processo di ristrutturazione finanziaria in corso per Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza per le quali si ipotizza la conversione in azioni.
Bond subordinati Veneto Banca giugno 2017
Tutto suona bene, fuorchè il fatto che un provvedimento del genere è palesemente anticostituzionale e contro le disposizioni di legge del codice civile. All’art.47 della Carta Costituzionale si legge infatti che “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”. All’art. 1175 del codice Civile (comportamento secondo correttezza), si legge che “il debitore e il creditore devono comportarsi secondo le regole della correttezza”. Orbene, è evidente che il decreto emanato dal Consiglio dei Ministri è stato fatto per prendere tempo per il salvataggio delle banche venete ed è ampiamente fuori legge. Questo dovrà poi essere convertito in legge dal Parlamento affinchè abbia efficacia (retroattiva) e forza di legge, ma è quasi scontato che le Camere approveranno violando ulteriormente la Costituzione. Non solo, trattandosi di un provvedimento anticostituzionale e avendo il Presidente del Consiglio e i Ministri giurato sulla Carta, vi sarebbero anche i presupposti di alto tradimento. Tutto ovviamente lascia il tempo che trova in Italia, ma sarà pane per i denti di avvocati e studi legali.
Confusione fra banche e investitori
Nel frattempo alcune banche hanno provveduto a bloccare pure il pagamento degli interessi (cedole), benché la cosa non rientrasse nella misura adottata dal Cdm sollevando proteste e critiche da parte dei possessori dei bond che hanno prontamente tempestato gli uffici titoli di telefonate. Altre banche hanno, invece, rimborsato i bond scaduti oggi, come misura automatica, salvo poi stornare gli importi fra qualche giorno. Insomma, ci si trova nel bel mezzo di una confusione generale che poteva essere evitata se solo il Governo e le parti interessate avessero messo a posto la faccenda del salvataggio di Veneto Banca (e Popolare Vicenza) prima del 21 giugno. Il tempo non è mancato di certo.
Valanga di cause legali in arrivo
Ora, per 65 milioni di euro (la parte rimanente del bond Veneto Banca 2021 scaduta e non rimborsata), lo Stato, cioè la collettività, rischia di dover risarcire nel tempo gli obbligazionisti “truffati”, con tanto di interessi e spese legali. Ci si domanda se tutto questo non poteva essere evitato, se per 65 milioni di euro valeva la pena fare un decreto farsa di cui la stampa e i media non hanno parlato o hanno parlato solo in minima parte facendolo passere come doveroso e giusto. Se per prendere qualche settimana di tempo valeva la pena tirarsi addosso le ire degli investitori e la cause legali. La parola ai magistrati