Tante incognite sull’indipendenza catalana
Anche i numeri sul mercato del lavoro cambierebbero un po’. Dai quasi 19 milioni di occupati, la Spagna se ne ritroverebbero circa 15,7 milioni, mentre il numero dei suoi disoccupati scenderebbe dagli attuali 3,9 a poco più di 3,3 milioni di unità. A fronte di un tasso di disoccupazione nazionale del 18,7%, la Catalogna ne ha oggi uno più basso al 15,3%. E se oggi vi è così in Spagna un lavoratore ogni 2,49 abitanti (ogni 2,42 in Catalogna), senza la sua regione più ricca ne avrebbe uno ogni 2,5, segnalando un rapporto solo in lievissimo aumento.
Nonostante gli allarmi, da questi numeri non si evincerebbero sconquassi per Madrid, nel caso in cui Barcellona dicesse addio. La realtà, però, è dinamica e dipende spesso da fattori psicologici che vanno oltre le fredde cifre. Vi immaginate, ad esempio, la perdita che subirebbe la Liga spagnola, se Real Madrid e Barça giocassero in due campionati di calcio differenti? Sarebbe solo la punta di un iceberg, che rischia di provocare danni a entrambe le parti. Cosa ne sarebbe dei circa 19 milioni di turisti che l’anno scorso hanno visitato Barcellona sui 70 milioni di tutta la Spagna? Molte domande senza una risposta certa, che spingono il governo nazionale a inviare persino l’esercito per preservare l’unità del paese, ma finendo forse per alimentare il già forte risentimento catalano. (Leggi anche: Perché la crisi politica in Spagna non ha colpito)