Specializzazione avvocati: critiche alla riforma
La riforma prevede 18 ambiti di specializzazione. Una prima macroscopica differenza è relativa alla presenza di categorie generali in campo penale e qualifiche specifiche per l’ambito civile. Secondo De Tilla questo potrebbe generare confusione nei clienti e portare all’errore di considerare un avvocato competente solo nel settore in cui è specializzato. Perplessità anche sul numero minimo di cause per dimostrare la continuità nell’esercizio della professione senza distinzione delle aree di competenza.
Ci sono, fa notare sempre De Tilla, ambiti legali, come il diritto di famiglia e il diritto societario che richiedono tempi lunghi. L’Anai inoltre ha posto l’accento sul numero delle specializzazioni che sarà attribuito: considerando anche il riconoscimento d’ufficio delle qualifiche per gli avvocati senior, si arriverà facilmente a 100 mila specialisti il che porterebbe ad una svalutazione dell’attestazione stessa. Il regolamento sarà operativo dal 14 novembre prossimo ma l’Anai, in accordo con l’Anf (Associazione nazionale forense) e con l’Aiga (Associazione italiana giovani avvocati), si sta muovendo per impugnarlo di fronte al Tar del Lazio. Luigi Pansici, segretario generale dell’associazione, afferma di non essere contrario in linea di principio all’idea della specializzazione degli avvocati ma è scettico riguardo alle modalità messe a punto per realizzare la riforma e che contengono “evidenti profili di illegittimità”. Meno preoccupati sono invece i grandi studi che lavorano prevalentemente per clienti business: Wolf Michael Kühne, partner, country managing partner di Dla Piper Italia, prevede un impatto limitato del regolamento perché “quando si entra nell’ambito di operazioni di una certa complessità, il mercato riconosce già le competenze, senza necessità di formalismi da esibire su carta intestata”.
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