Spesa militare, 23 Paesi Nato spendono oltre il 2% del Pil

Le guerre in Ucraina e Medio Oriente si fanno sentire sulla spesa militare dei Paesi Nato. 23 Paesi superano il 2% del proprio Pil.
5 mesi fa
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Spesa militare

Era prevedibile, visti i tanti conflitti bellici sul globo, e in particolare quelli in Ucraina e Medio Oriente. Ora arrivano i dati ufficiali e riguardano la spesa militare dei Paesi Nato. 23 Paesi su 32 hanno speso più del 2% del loro Pil per aumentare le proprie difese. Per il 2024 quindi la soglia prevista è stata superata e a comunicarlo ci ha pensato Jens Stoltenberg, segretario generale dell’Alleanza Atlantica, durante il suo incontro alla Casa Bianca con il presidente Biden. Si tratta di un ulteriore incremento nel numero di Paesi Nato, visto che fino a febbraio scorso i Paesi che avevano superato tale soglia erano 18.

Sempre più investimenti nella difesa

A livello globale possiamo parlare di un vero e proprio cambio di rotta, visto che complessivamente i 32 Paesi membri della Nato hanno aumentato del 17,9% il proprio investimento nella difesa. Insomma, la spesa militare è tornato ad essere un argomento prominente nell’economia globale. I costi sono infatti cresciuti del 70% rispetto a 10 anni fa e l’accelerata decisiva si è registrata negli ultimi anni, allo scoccare dello scoppio della guerra tra Russia e Ucraina. Ecco uno stralcio dell’intervento di Stoltenberg alla Casa Bianca:

“Sono numeri positivi per l’Europa e per l’America, soprattutto perché gran parte di queste somme extra vengono spese qui negli Stati Uniti. Negli ultimi 2 anni, più di due terzi degli acquisti per la difesa europea hanno coinvolto aziende americane. Si tratta di contratti per oltre 140 miliardi con le aziende della difesa Usa”.

Benché i costi possano impensierire, è naturale che dal suo punto di vista, ossia da quello americano, le parole di Stoltenberg siano esaltanti, poiché come abbiamo visto tale spesa va a rinfoltire le casse delle imprese a stelle e strisce. Il blocco orientale dell’Est Europa è quello più coinvolto in tali investimenti per la spesa militare. La Polonia è quella che ha investito di più, con il 4,12% del proprio Pil.

Spesa militare, dov’è l’Italia?

Come dicevamo, la Polonia è il Paese Nato che più di tutte ha dovuto attingere dal suo prodotto interno lordo. A seguire abbiamo l’Estonia con 3,43%, poi proprio gli Stati Uniti con il 3,38%. Fuori dal podio abbiamo invece Lettonia, Grecia, Lituania e Finlandia. Si sentono particolarmente vulnerabili quei Paesi geograficamente vicini al conflitto bellico tra Ucraina e Russia, ma anche le parole di Trump hanno avuto il loro peso, visto che l’ex presidente ha comunicato che, qualora dovesse essere rieletto, non difenderà i Paesi Nato europei che non sono in regola con i contributi economici. Ma dov’è l’Italia in tutto questo? Pandemia e guerra sono costate non poco anche al nostro Paese, negli ultimi quattro anni, ma sugli armamenti continuano comunque a volare basso. Il nostro Paese infatti risulta essere tra coloro che spendono di meno per la spesa militare. Il suo investimento infatti si mantiene al di sotto del 2% del Pil. Ecco la classifica relativa alle ultime posizioni:

  • Croazia 1,81 per cento;
  • Portogallo 1,55 per cento;
  • Italia 1,49 per cento;
  • Canada 1,37 per cento;
  • Belgio 1,3 per cento;
  • Lussemburgo 1,29 per cento;
  • Slovenia 1,29 per cento;
  • Spagna 1,28 per cento.

Tra i Paesi Nato che si tengono quindi sotto la soglia del 2%, l’Italia è al terzo posto, ossia sestultima nella classifica globale. C’è però un dato che capovolge completamente la prospettiva al risparmio della nostra nazione, ossia quello relativo ai costi per stipendi e pensioni dei propri militari. Ebbene, in questa categoria l’Italia è il paese dalla spesa più alta, prima in classifica.

I punti chiave…

  • 23 paesi Nato hanno superato il 2% del Pil per la spesa militare;
  • i conflitti israelo-palestinese e soprattutto quello in Ucraina hanno fatto salire i costi;
  • l’Italia è tra i Paesi che hanno speso di meno per la difesa.

Daniele Magliuolo

Redattore di InvestireOggi.it dal 2017 nella sezione News, si occupa di redazione articoli per il web sin dal 2010.
Tra le sue passioni si annoverano cinema, filosofia, musica, letteratura, fumetti e altro ancora. La scrittura è una di queste, e si dichiara felice di averla trasformata in un vero e proprio lavoro.
Nell'era degli algoritmi che archiviano il nostro sentire al fine di rinchiuderci in un enorme echo chamber, pone al centro di ogni suo articolo la riflessione umana, elemento distintivo che nessuna tecnologia, si spera, potrà mai replicare.

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