Fare la spesa e visitare musei con i beacon, in Italia questa tecnologia è ancora agli albori, ma negli Stati Uniti è già molto sviluppata, dall’ambito commerciale ai musei.
Se ne sente parlare sempre più spesso come di una tecnologia rivoluzionaria, vediamo insieme che cosa sono i “beacon”.
A spiegarlo è Gianfranco Fedele, web architect di Insem, agenzia il cui progetto per diffondere i beacon nei musei è appena stato finanziato dalla Regione Lombardia.
I beacon sono trasmettitori radio a bassa potenza che sfruttano la tecnologia Bluetooth per monitorare la presenza, fino a un raggio medio di 50 metri, di dispositivi mobili e, quando possibile, dialogare con essi.
Perché per decifrare l’input inviato da un beacon il cellulare deve essere dotato di una app che gli permette di leggere il messaggio. “Si tratta di un nuovo canale di comunicazione mobile, con cui possiamo connettere il nostro smartphone agli oggetti che si trovano attorno a noi, a patto che l’ambiente sia carrozzato con questa tecnologia”.
“Sui dispositivi Android si può scaricare un’unica applicazione che, quando intercetta un beacon, di qualsiasi tipo, da quello del negozio a quello del museo, ci invia una notifica”.
Spesa e musei con i beacon
I beacon vengono utilizzati nei negozi per comunicare al cliente le ultime offerte, mostrargli le schede tecniche dei prodotti presenti nel punto vendita e i le recensioni di chi li ha già utilizzati. Nei musei sono delle vere guide hi-tech che, attraverso il cellulare, raccontano la storia delle opere, il contesto socio-culturale nel quale sono state realizzate e ne svelano i dettagli tecnici.
La Regione Lombardia ha recentemente finanziato un progetto simile proposto da Insem, ma anche l’Università di Torino assieme ad altri partner alla Reggia di Venaria ha effettuato una sperimentazione in altri musei della Penisola.