Ci scrive Sonia da Ancona: “mio padre da dopo la pensione si è dato alle spese pazze: all’inizio io e mio fratello lo lasciavamo fare pensando che fosse giunto per lui il tempo di raccogliere i frutti di una vita di sacrifici. Ma ora sta esagerando e in breve tempo rischia di sperperare tutto il suo patrimonio consumando tutta la futura eredità. Purtroppo non se sembra rendersi conto dei rischi: c’è modo di farlo dichiarare incapace di intendere e di volere?”.
Spese pazze ma non chi le fa: sperperare è un diritto?
Il termine giuridico per chi fa spese pazze, dove per pazze si intendono quelle superiori al tenore di vita che ci si può permettere, è “prodigo”. Secondo la definizione che ne dà il Codice Civile, il prodigo è il soggetto maggiorenne che spende più di quello che lo stipendio e il patrimonio gli consentono. Il riconoscimento della condizione di prodigalità rientra tra le cause di inabilità (al pari ad esempio dell’abuso di alcol o di alcune malattie mentali) che portano alla nomina del curatore per la gestione dei beni relativamente agli atti di straordinaria amministrazione (le vendite ad esempio). Il prodigo resta libero nelle decisioni che ineriscono all’ordinaria amministrazione. La riforma ha introdotto la figura dell’amministratore di sostegno, meno invasivo e limitante del curatore. Dunque, tutto così facile per i parenti di chi spende troppo? Si dimostrano le spese pazze e si chiede la nomina dell’amministratore di sostegno (Ads)? Nella pratica, onde evitare abusi, diversi sono i paletti miranti a tutelare la libertà della persona nella gestione del denaro.