Che sia per avere accesso a un aiuto di Stato o un sussidio come per esempio il reddito di cittadinanza, o anche solo per il canone di affitto di una casa di edilizia pubblica residenziale, il nucleo familiare è decisamente importante. Spostare la residenza senza cambiare casa è una cosa che molti vorrebbero fare. Domande, istanze, richieste e via dicendo, spesso partono dall’autocertificazione del proprio nucleo familiare. Basti pensare che anche nell’ISEE, o meglio nella DSU (dichiarazione sostitutiva unica) propedeutica per l’ISEE, gli interessati devono autocertificare la composizione del loro nucleo familiare.
Quando un componente in più può determinare perdite cospicue
Evidente che la fuoriuscita di un soggetto dal nucleo familiare spesso è determinate per fruire di una prestazione, ricevere un sussidio o pagare meno un qualcosa.
“Buongiorno, sono Matteo, capofamiglia di un nucleo familiare composto dal sottoscritto, da mia moglie e dai due miei figli, uno di 16 anni e l’altro di 24. Quest’ultimo nel 2021 ha iniziato a lavorare e quindi a produrre reddito. Vive con me e gli effetti di questo suo reddito iniziano a farsi sentire. Sono pensionato e mia moglie casalinga. La mia pensione è bassa e ho provato a richiedere la pensione di cittadinanza ma mi dicono che ho l’ISEE troppo alto. Ho ricevuto da poco la cattiva notizia che il mio canone di affitto è aumentato di 80 euro al mese. Infatti vivo in una casa popolare e il canone viene ricalcolato ogni anno in base alla mia situazione reddituale. Avendo inserito i redditi di mio figlio, nel 2022 pago di più di affitto. E se considero che nel 2021 mio figlio non ha lavorato tutto l’anno, non oso immaginare cosa accadrà al canone nel 2023 quando dovrò dichiarare tutto lo stipendio percepito da mio figlio nel 2022.
Come incide il nucleo familiare su ISEE e si prestazioni e agevolazioni
Il caso del nostro lettore è emblematico su come funziona il sistema assistenziale italiano e su alcune evidenti anomalie che lo stesso produce. Anche se il lettore fa riferimento ai canoni di affitto delle case di edilizia pubblica residenziale, che come è noto sono commisurate al reddito della famiglia che le abita, la composizione di una famiglia determina l’accesso o il diniego a diverse prestazioni agevolate. Per colpa di un ISEE troppo elevato a causa di un reddito in più sopraggiunto per esempio, si possono perdere le esenzioni dal ticket sanitario, il bonus sociale sulle bollette delle utenze domestiche, il diritto al reddito di cittadinanza e così via dicendo. Il meccanismo dell’ISEE è assai particolare dal momento che l’ingresso o la fuoriuscita di un soggetto possono determinare situazioni opposte. Se entra un disoccupato o un privo di reddito, l’ISEE si abbassa, dal momento che le scale di equivalenza previste diventano più favorevoli da questo punto di vista. Ma se nel nucleo familiare entra un portatore di reddito, o diventa tale un componente che prima non ne aveva (come il caso del figlio del nostro lettore), allora le cose cambiano. L’ISEE sale e le prestazioni di cui si poteva essere beneficiari, iniziano a essere messe in discussione.
Cosa fare per rientrare nei parametri ISEE e spostare la residenza senza cambiare casa
Autocertificare lo stato di famiglia è necessario per svariati utilizzi. E come dicevamo si va dalla richiesta del reddito di cittadinanza con l’ISEE alla quantificazione del canone di affitto delle case popolari. E perfino alla possibilità di godere di gratuito patrocinio legale.
Bisogna calcolare bene tutti i fattori di risparmio perché non sempre è conveniente ciò che sembra
Il nostro lettore se “mette alla porta” il figlio lavoratore, si avvantaggerà. Tornerà a pagare di meno di affitto e probabilmente rientrerà nuovamente nei benefici della pensione di cittadinanza. Ma potrebbe godere di qualsiasi altra agevolazione il cui diritto era venuto meno per la presenza del figlio lavoratore nel suo nucleo familiare. Chi non ha una seconda casa dove spostare il figlio, deve scegliere una via diversa. Una di queste è il trovare una seconda casa in affitto ma poi bisogna valutare la convenienza di una operazione di questo tipo. Se per esempio il risparmio sul canone di affitto della casa popolare è inferiore, rispetto al canone di affitto della nuova casa del figlio. In questo caso meglio lasciare tutto come sta. Oppure prendere 200/300 euro in più di pensione di cittadinanza, ma sobbarcarsi un nuovo canone di affitto da 400/500 euro al mese non è conveniente.
Dividere l’immobile è una soluzione, ma non sempre è fattibile per spostare la residenza senza cambiare casa
Per il nostro lettore questa soluzione non crediamo sia percorribile perché vive in una casa in affitto e quindi non può certo mettere mani all’immobile. Ma dividere la casa, producendo domanda al Comune tramite un tecnico adatto, finirebbe con il risolvere molte problematiche. Dotare la casa di due distinti numeri civici, e di fatto dividendola in due, potrebbe consentire di spostare la residenza del figlio nella seconda.