Spread, adesso anche la Russia ci supera

Mosca colloca con successo 7 miliardi di dollari di nuovi titoli di stato offrendo un rendimento medio del 5%. La tranche in euro con scadenza 2020 batte il nostro Btp di pari durata
11 anni fa
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I mercati emergenti tornano ad emettere obbligazioni. L’indebolimento delle valute locali ha spinto i governi dei BRICS a fare provvista di dollari in previsione di un rallentamento economico ormai conclamato. Ad aprire le danze è stata la Russia, seguita da Indonesia, Sud Africa, con un’emissione abbastanza consistente di obbligazioni di media e lunga durata pari a 7 miliardi di dollari. L’offerta, curata da Barclays, Deutsche Bank, Gazprombank, Renaissance Capital, RBS and VTB Capital, è stata ampiamente sottoscritta da numerosi investitori istituzionali per un rendimento medio di poco inferiore a quello dell’Italia.

La tranche in euro da 725 milioni, emessa alla pari e con settembre 2020, rende il 3,61% lordo a scadenza, contro il 3,85% offerto dal Btp 4% di pari durata. Tuttavia questo confronto riguarda solo la parte in euro. I titoli di stato decennali emessi in dollari offrono qualcosa di più, un rendimento vicino al 5% medio, mentre quelli in rubli sfiorano la soglia dell’8%. Nonostante il successo del recente collocamento – riferisce Bloomberg – la Russia ha faticato non poco a vendere i propri titoli per rastrellare valuta pregiata. Lo scorso mese di agosto il Ministro delle Finanze russo ha dovuto annullare una precedente asta da 379 milioni di dollari per mancanza di contributori. Il che evidenzia che la Russia non ha ancora facilissimo accesso al credito valutario, se non a tassi superiori a quelli del mercato di riferimento.

 

Nuovi titoli di stato russi, tutti i dettagli dei collocamenti

 

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Mosca ha collocato in settimana 7 miliardi di dollari di bond governativi rispondendo a una richiesta da parte degli investitori decisamente superiore. Il Ministero dell’Economia ha raccolto 6 miliardi di dollari vendendo a investitori istituzionali titoli di stato suddivisi in diverse scadenze. I titoli, negoziabili per tagli minimi da 200.000 dollari sono stati prezzati tutti alla pari e corrispondono le cedole su base semestrale il 16 marzo e il 16 settembre di ogni anno.

1,5 miliardi di dollari sono stati piazzati sul bond Russia 3,50% 2018 (Isin XS0971721377), la parte più corposa invece ha riguardato per 3 miliardi il bond Russia 4,875% 2023 (Isin XS0971721450), mentre altri 1,5 miliardi sono stati riservati per il trentennale Russia 5,875% 2043 (Isin  XS0971721963). Collocata anche una tranche in euro per 725 milioni, il Russia 3,625% 2020 (Isin XS0971722342), negoziabile per tagli minimi da 100.000 euro, che staccherà la cedola su base annuale il 16 settembre di ogni anno. Quest’ultima emissione è in rialzo sul mercato secondario Otc e tratta già 100,25, mentre le tranches in dollari sono leggermente sotto il prezzo di emissione offrendo rendimenti superiori a quelli della cedola. Questo si spiega – dice Victor Weismann di Deutsche Bank – con il fatto che l’emissione che a sottoscrivere i collocamenti dello Stato russo sono stati per la maggior parte fondi d’investimento e investitori istituzionali europei e britannici che in questo momento preferiscono la valuta comunitaria al dollaro in previsione di un ripresa del ciclo economico in Europa.

 

Pil Russia, la crescita rallenta: per quest’anno “solo” + 1,8%

La crescita economica della Russia sta rallentando. Una delle economie più promettenti del continente europeo sta perdendo colpi a causa della crisi internazionale che ha fatto scendere la domanda di materie prime da cui dipende principalmente la crescita del Paese. La Russia ha quindi tagliato le previsioni di crescita per il 2013, passando dal 2,4% all’1,8%. [fumettoforumleft]A rivelarlo sono le agenzie di stampa russe citando fonti di governo. Se tali indiscrezioni saranno confermate, sarebbe la prima volta dalla crisi finanziaria del 2008-9 che la Russia non riesce a centrare gli obiettivi. Tutto ciò potrebbe comportare in sostanza un deflusso di capitali internazionali che – secondo quanto riferito da Reuters – potrebbe raggiungere i 70-75 miliardi di dollari sono per il 2013. Un fenomeno che, a dire il vero, è già in atto da inizio anno ma ora potrebbe subire un’accelerazione, come ben raffigurato dal rapporto di cambio fra il rublo contro dollaro ed euro.

Il cambio è infatti peggiorato nei confronti delle valute forti del 10-12% in pochi mesi (vedi grafico sotto), cosa che non ha mancato di coinvolgere anche i rendimenti obbligazionari della Russia.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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