Spread, BTp, borsa e banche: e se i mercati festeggiassero l’addio di Renzi?

La sconfitta del premier uscente Renzi al referendum e le sue dimissioni non solo non hanno depresso i mercati, al contrario sembrano in festa. Non è che forse l'attuale governo non venisse percepito poi così bene?
8 anni fa
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Crisi bancaria una macchia sul curriculum di Renzi

Il premier riformatore, come viene percepito dal mercato, ha lasciato la nostra economia alle prese con una crisi bancaria dalla portata potenzialmente devastante per l’intera Eurozona. Da un anno, Palazzo Chigi pasticcia sulle banche, in combutta con il Tesoro, retto dal ministro Pier Carlo Padoan, in pole position per guidare il prossimo governo.

Una soluzione credibile alla crisi del sistema bancario sotto Renzi non si sarebbe potuta prendere, questo hanno iniziato a capirlo anche i mercati, apparentemente così devoti alla figura del premier ormai uscente.

Perché? Le banche italiane si salvano in due modi: applicando il bail-in, ovvero la nuova disciplina sulle risoluzioni, che contempla l’addossamento delle perdite fino all’8% delle passività a carico degli investitori privati (azionisti, obbligazionisti subordinati, ordinari e correntisti sopra i 100.000 euro) ; attraverso un salvataggio pubblico tout court, passando per il principio del “burden sharing”, ossia della condivisione delle perdite tra investitori privati e il settore pubblico. (Leggi anche: Ecco i disastri del ministro dell’Economia)

Banche e conti pubblici scommesse perse da Renzi

L’una o l’altra soluzione, però, è estremamente impopolare e se c’è qualcosa che abbiamo imparato sotto il premier “bomba” è che il suo tasso di riformismo non si spinge fino ad urtare i consensi, se non, addirittura, i sondaggi. Una volta lasciato Palazzo Chigi, chiunque lo succedesse, potrebbe (condizionale più che d’obbligo) affrontare la crisi delle banche in maniera risolutiva e senza soluzioni placebo, specie se sarà un premier tecnico, per sua natura slegato dalla necessità di rispondere agli elettori (ma lo faranno coloro che lo sostengono).

Oltre alle banche, poi, c’è il complesso capitolo dei conti pubblici, la cui gestione sotto Renzi non è stata per niente positiva. Il risanamento si è fermato e dopo qualche anno di linguaggio responsabile da parte dei governi precedenti, il premier uscente ha rivitalizzato lo scontro con la Commissione europea sulle pretese di dosi crescenti di flessibilità fiscale, senza alcun riguardo per la montagna di debito pubblico che ci sovrasta.

(Leggi anche: Conti pubblici italiani bocciati dalla Commissione europea)

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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