Crisi bancaria una macchia sul curriculum di Renzi
Il premier riformatore, come viene percepito dal mercato, ha lasciato la nostra economia alle prese con una crisi bancaria dalla portata potenzialmente devastante per l’intera Eurozona. Da un anno, Palazzo Chigi pasticcia sulle banche, in combutta con il Tesoro, retto dal ministro Pier Carlo Padoan, in pole position per guidare il prossimo governo.
Una soluzione credibile alla crisi del sistema bancario sotto Renzi non si sarebbe potuta prendere, questo hanno iniziato a capirlo anche i mercati, apparentemente così devoti alla figura del premier ormai uscente.
Banche e conti pubblici scommesse perse da Renzi
L’una o l’altra soluzione, però, è estremamente impopolare e se c’è qualcosa che abbiamo imparato sotto il premier “bomba” è che il suo tasso di riformismo non si spinge fino ad urtare i consensi, se non, addirittura, i sondaggi. Una volta lasciato Palazzo Chigi, chiunque lo succedesse, potrebbe (condizionale più che d’obbligo) affrontare la crisi delle banche in maniera risolutiva e senza soluzioni placebo, specie se sarà un premier tecnico, per sua natura slegato dalla necessità di rispondere agli elettori (ma lo faranno coloro che lo sostengono).
Oltre alle banche, poi, c’è il complesso capitolo dei conti pubblici, la cui gestione sotto Renzi non è stata per niente positiva. Il risanamento si è fermato e dopo qualche anno di linguaggio responsabile da parte dei governi precedenti, il premier uscente ha rivitalizzato lo scontro con la Commissione europea sulle pretese di dosi crescenti di flessibilità fiscale, senza alcun riguardo per la montagna di debito pubblico che ci sovrasta.