Scema la paura per i grillini
Infine, il pasticcio delle riforme istituzionali. I mercati erano preoccupati sì prima del referendum, ma non tanto che cadesse Renzi, quanto che arrivasse al posto suo un governo euro-scettico, ovvero il Movimento 5 Stelle. E chi, se non lo stesso Renzi, attraverso l’Italicum, ha creato le condizioni normative, perché ciò accadesse? La legge elettorale da lui voluta e che sarà certamente cancellata nelle prossime settimane consente anche a una formazione nettamente minoritaria in Italia, ma che arrivasse almeno seconda, di approdare al ballottaggio, di vincerlo e di ottenere un premio di maggioranza tendenzialmente altissimo, in rapporto ai consensi ottenuti.
La bocciatura della riforma costituzionale impedirà che ciò accada, perché ha di fatto travolto anche la legge elettorale renziana. Non che in giro circolino bozze alternative rassicuranti, ma viene meno il rischio (dal punto di vista dei mercati), che i grillini arrivino a Palazzo Chigi, forti di un 30% dei consensi, che in qualsiasi altro paese, però, non sarebbero sufficienti per governare da soli, mentre il premier uscente aveva reso possibile anche tale eventualità. (Leggi anche: Renzi rischia la disfatta con la vittoria del sì)
Riforme pasticciate
Pochi giorni prima del referendum, la Corte Costituzionale aveva bocciato la riforma della Pubblica Amministrazione, cosiddetta Madia, mentre il Consiglio di Stato aveva fatto lo stesso con la riforma delle banche popolari. Intendiamoci, il contenuto di entrambe andava nella giusta direzione, ma la forma è stata in diversi punti sbagliata, persino contraria alla Carta Fondamentale. L’ennesimo indizio di un governo pasticcione, che specie nell’ultimo anno ha mostrato grossi limiti operativi e carenze anche relazionali con le altre cancellerie europee.
Dire che i mercati stiano festeggiando la dipartita dal governo di Renzi è una voluta provocazione. Ci limitiamo a sostenere, che qualcuno in borsa stia stappando lo spumante per l’atteso arrivo di qualche personalità maggiormente in grado di rispondere alle esigenze dell’economia italiana, anche se quasi certamente meno bravo nello “story telling”.