Perché lo spread tra BTp e Bund è risalito e il dollaro continua a rafforzarsi contro l’euro

Lo spread tra BTp e Bund è tornato in area 140 punti base e il dollaro continua ad apprezzarsi contro l'euro e le altre divise mondiali.
7 mesi fa
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Spread tra BTp e Bund risalito a 140 punti
Spread tra BTp e Bund risalito a 140 punti © Licenza Creative Commons

Appena un mese fa, lo spread tra BTp e Bund a 10 anni si era portato a ridosso dei 115 punti base o 1,15%, il livello più basso dall’autunno del 2021. Questa settimana, è arrivato a salire fin sopra 140 punti, pur scendendo successivamente sotto tale soglia. Nello stesso arco di tempo, il cambio euro-dollaro è sceso da sopra 1,09 a un minimo di 1,06. E, come vedremo, i due grafici sono tra loro strettamente correlati.

Spread BTp Bund su con rimbalzo dei rendimenti decennali italiani

In valore assoluto, i rendimenti decennali italiani sono rimbalzati in un mese dal 3,70% al 3,90%.

Non è una buona notizia per il Tesoro, perché implica il sostenimento di una maggiore spesa per interessi man mano che emetterà nuovi titoli del debito pubblico. Anche i Bund della Germania hanno perso vigore. Sul tratto decennale viaggiano ormai sopra il 2,50%, mentre a marzo erano scesi sotto il 2,30%. Tutto questo ha a che fare con le aspettative sui tassi di interesse, rivisti al rialzo per il breve periodo rispetto alle previsioni dei mesi scorsi.

Inflazione Stati Uniti ancora alta

Lo spread tra BTp e Bund si è allargando, pur rimanendo su livelli decisamente rassicuranti, per via di quanto sta accadendo, in particolare, al di là dell’Atlantico. L’inflazione negli Stati Uniti non solo rimane ben sopra il target del 2%, ma ha continuato ad accelerare anche nel mese di marzo. Il governatore della Federal Reserve, Jerome Powell, ha spiegato che un taglio dei tassi non ci sarà fintantoché essa non scenderà. E il mercato sconta adesso che avverrà non più a giugno, bensì a settembre.

Di conseguenza, il T-bond a 10 anni offre ora il 4,60% contro il 4,30% di un mese fa. A fine dicembre, era sceso sotto il 3,80%. Gli analisti intravedono una corsa in direzione 5%. Non è persino escluso che la Fed si trovi costretta ad alzare ancora una volta i tassi per “raffreddare” le aspettative d’inflazione.

E proprio queste stanno giocando un ruolo decisivo sul mercato obbligazionario. Il cosiddetto breakeven inflation a 10 anni negli States viaggia intorno al 2,40%. Si tratta della differenza tra il rendimento dei T-bond decennali con cedola fissa e quello dei TIPS, cioè legati all’inflazione.

Taglio dei tassi BCE a giugno

Dunque, il mercato sconta ancora un’inflazione di lungo periodo molto sopra il target del 2%. E nell’Eurozona? Andando a verificare sul mercato tedesco, troviamo che il Bundei a 9 anni, cioè il titolo indicizzato all’inflazione Eurostat, offre lo 0,40% contro il 2,45% della medesima scadenza con cedola fissa. Ne deriva che l’inflazione nell’area sia attesa intorno al 2%, coincidente con il target fissato dalla Banca Centrale Europea (BCE). Dunque, Atlanta non è nelle condizioni di tagliare già i tassi, Francoforte sì.

I capitali si stanno dirigendo verso gli Stati Uniti proprio in virtù di tale aspettativa. I rendimenti dei T-bond risultano maggiori rispetto a quelli dell’Eurozona lungo la curva, non solo in termini nominali. In effetti, il decennale a stelle e strisce offrirebbe attualmente un rendimento reale del 2,20% contro appena lo 0,40% della Germania. Anche se l’inflazione nella prima economia mondiale sarà probabilmente più alta di quella europea, i maggiori rendimenti obbligazionari più che la compenserebbero. Da cui l’apprezzamento del dollaro contro l’euro.

Spread BTp Bund effetto dell’attesa sui tassi

A farne le spese, come dicevamo, sono i titoli di stato italiani. L’allargamento dello spread tra BTp e Bund segnala che i capitali stiano andando in cerca di asset più sicuri, visto che l’allentamento monetario si allontana globalmente. Vero, la BCE taglierà i tassi con ogni probabilità a giugno, ma il ritmo nei mesi successivo può risultare lento. Una divaricazione eccessiva rispetto alla politica monetaria della Fed non sarebbe sostenibile.

La moneta unica collasserebbe verso o fin sotto la parità, innescando una nuova spirale inflazionistica. Ma se i tassi restano più alti a lungo, i debiti meno solidi appaiono un po’ meno sostenibili. E il mercato pretende un rendimento extra più più elevato per acquistarne i titoli. Ecco spiegato il tutto.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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