Crisi debito sovrano esplosa con decisione Eba
Germania e Francia erano preoccupate. I vertici bilaterali tra la cancelliera Angela Merkel e il presidente Nicolas Sarkozy (famoso quello del sorrisino su “Silvio”) si occupavano ormai quasi essenzialmente di come salvare il progetto euro e di come evitare che l’Italia, troppo grande per essere salvata, scivolasse nel default. Sciagurata la decisione dell’Eba (“European banking authority”), che nel mese di ottobre, su “ordine” del duo franco-tedesco, prescrive alle banche dell’Eurozona di valutare i titoli di stato acquistati ai prezzi vigenti al 30 settembre.
Fu l’inizio della fine per i BTp, travolti dalle vendite, perché chi li aveva acquistati non poteva più annotarli al prezzo nominale di rimborso alla scadenza (100%). Inoltre, la misura fu avvertita dagli investitori quale conferma ulteriore che Italia e Spagna, in particolare, non fossero sicure e stessero per ristrutturare i loro debiti sovrani. Era accaduto – e qui torniamo al
caso Deutsche Bank – che la più grande banca tedesca avesse dismesso già nel corso del primo semestre titoli di stato italiani per oltre 7 miliardi di euro. Trattandosi di un istituto leader nel mondo, il mercato ebbe la sensazione che le vendite fossero dovute proprio al rischio default dell’Italia, ossia lo interpretarono come un segnale negativo. Da lì, partirono copiose le vendite, che fecero impennare i nostri rendimenti sovrani. Ora, però, da qui a ipotizzare un complotto di Deutsche Bank ai danni del governo Berlusconi, magari su ordine di Frau Merkel, che non amava certamente l’esecutivo dell’allora premier, ve ne corre. Infatti, se andiamo a leggere le motivazioni con le quali la Procura di Trani ha aperto l’indagine nei giorni scorsi, scopriamo che l’ipotesi di “manipolazione dei mercati” non si confà affatto con quella del complotto.